Cala il sipario sull’emergenza Covid: lo certificano gli epidemiologi, lo confermano i dati. A partire da quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità che registra un trend del calo dei nuovi positivi, diminuiti del 15% negli ultimi sette giorni, su scala planetaria. Passando dall’universale al particolare, i contagi in Italia, secondo il monitoraggio dell’istituto Gimbe, scendono del 23,5%, i ricoveri del 6,3% e i decessi del 4,1% nella settimana 26 ottobre-1 novembre, rispetto alla precedente. Restano invece stabili le terapie intensive (232 contro 232).
Quanto al tasso di occupazione dei posti letto Covid negli ospedali, al 3 novembre si attesta al 10,4% in area medica e al 2,4% in quella critica.
“Con più reinfezioni aumenta il rischio di ricovero e morte”, afferma il Professor Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica ed Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano. “Possiamo dire di esserci lasciati alle spalle l’emergenza Coronavirus, ma non l’infezione come tale. Il Covid c’è ancora, resta contagioso, anche se è meno aggressivo e colpisce in maniera grave solo fragili e anziani”.
Siamo entrati nella fase endemica della malattia, ovvero, nella fase della convivenza. Qualche caso ci sarà sempre. Grazie a vaccini di volta in volta più specifici, si rileva una sensibile e progressiva diminuzione delle nuove infezioni. Tuttavia non possiamo derubricare il Sars Cov-2 a virus di stagionale. La variante Omicron ha già comportato ondate anche fra primavera e l’estate a riprova che non siamo davanti a un virus influenzale.
Rincuoranti segnali di miglioria si rilevano anche nel fatto che Pechino abbia deciso di ammorbidire le restrizioni per chi entra nel paese.
Per quanto concerne l’Italia, secondo gli esperti non si può escludere una ripresa dell’infezione nei prossimi mesi, dovuta alle subvarianti Omicron. Ma sono molto improbabili ondate altamente contagiose e aggressive dettate da ceppi diversi da Omicron. I soggetti maggiormente a rischio sono gli over 65, ai quali va raccomandato, specie durante il periodo invernale, di evitare luoghi particolarmente affollati. Ai parenti, invece, si chiede di far visita ai famigliari indossando la mascherina, qualora abbiano anche minimi sintomi simil influenzali. Poi resta il capitolo quarta dose da raccomandare agli over 60.
Cinque giorni di isolamento per gli asintomatici e altrettanti per chi ha sintomi lievi se non si ha la febbre, ma con l’accortezza di usare la mascherina se non ci si è negativizzati nei giorni successivi. Questo il parere che l’Istituto Spallanzani ha inviato al Ministero della Sanità per le nuove regole sull’isolamento per i positivi al Covid, mentre il report dell’Istituto superiore di sanità parla di un aumento di casi tra sanitari e bambini. Raccomandazioni e non imposizioni dunque, fa sapere l’istituto romano, perché questo «è il momento della responsabilità». «Il virus è meno patogeno, è la fase di responsabilizzazione dei cittadini non degli obblighi: non possiamo più non volgere lo sguardo oltre il nostro cortile per una politica di sanità pubblica che sia in grado di proteggere sicuramente le popolazioni locali, ma con lo sguardo sempre più attento alla diffusione mondiale delle pandemie odierne e future», spiega il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia. Nel suo parere l’Istituto sottolinea come «in molti Paesi sia stato ridotto drasticamente il periodo di isolamento per le persone risultate positive. Noi riteniamo che per gli asintomatici l’isolamento possa durare 5 giorni dalla positività, senza bisogno di un ulteriore test negativo. Per quanto riguarda chi ha sintomi lievi, riteniamo che l’isolamento si possa interrompere a 5 cinque giorni dalla comparsa dei sintomi, se senza febbre da 24 ore». Lo Spallanzani però raccomanda in questo caso prudenza, soprattutto in un momento in cui ci può essere sovrapposizione con l’influenza stagionale, «sarebbe opportuno nei cinque giorni successivi, se non si ha un test negativo, usare una mascherina, in caso di contatto con persone fragili. La comunità scientifica ritiene oggi gli auto test uno strumento accurato e idoneo a documentare la fine del contagio». Proposte che lo stesso direttore Vaia definisce «di buon senso ed equilibrate» mentre ringrazia «a nome della comunità Spallanzani la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Salute Orazio Schillaci per l’alta considerazione che hanno del nostro lavoro. »L’istituto che dirigo – ricorda Vaia – è al servizio dei cittadini e delle Istituzioni, non faremo mai mancare, come sempre, il nostro apporto e sentirci da subito chiamati a dare il nostro contributo ci rafforza e ci sprona a fare sempre di più e meglio».