Estorsioni, piazze di spaccio, compravendita delle case popolari: questi i principali business illeciti che foraggiavano i clan di Ponticelli.
Un dato di fatto che emerge dalle tante conversazioni intercettate dagli inquirenti e pienamente confermato dalle dichiarazioni rese dai collaboratori Tommaso Schisa e Rosario Rolletta i quali hanno spiegato che il controllo del territorio da parte dei clan non era meramente circoscritto alla gestione delle piazze di droga, bensì ogni soggetto invischiato in attività lecite o illecite era tenuto a versare una percentuale all’organizzazione.
Gli emissari del cartello costituito dai Minichini-Casella-De Luca Bossa possedevano una vera e propria lista di soggetti da taglieggiare per conto del clan. In quest’ottica si collocano le estorsioni risalenti al periodo compreso tra dicembre del 2020 e gennaio del 2021, materialmente eseguite da Alessandro Ferlotti per conto e per nome di Umberto De Luca Bossa. Quest’ultimo ordina dal carcere al suo fedelissimo di compiere una serie di estorsioni in vista delle festività natalizie. Nel mirino del clan De Luca Bossa finì anche un barbiere, uno dei tanti dediti a praticare la professione abusivamente all’interno di un negozio non dichiarato, uno dei tanti che pullulano nel Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa, ma anche a domicilio. Estetiste, barbieri, parrucchieri che svolgevano l’attività a domicilio o nell’inosservanza delle norme igienico-sanitarie e per questo facilmente suscettibili al ricatto estorsivo: anche loro, per la prima volta nella storia della malavita ponticellese, finirono nel mirino della camorra.
L’esistenza di una vera e propria lista delle persone da taglieggiare emerge dalle conversazioni tra Alessandro Ferlotti e Luca Concilio, affiliato al clan De Luca Bossa, nonchè nipote di Bruno Solla detto tatabill’. Un dettaglio che trapela mentre i due si confrontano circa il giro da compiere per riscuotere la tangente dai venditori di sigarette di contrabbando presenti sulla lista.
Ferlotti finisce sotto i riflettori anche per una vicenda che lo vede direttamente avanzare una richiesta estorsiva ad una prostituta con la quale in passato aveva avuto una relazione. Saltuariamente si recava dalla donna per consumare rapporti sessuali, sottolineandole in maniera chiara ed esplicita che stesse beneficiando di un trattamento di favore, in quanto non le era stato richiesto di versare una percentuale sull’attività svolta in maniera illecita, ma nell’ambito di un contenzioso scaturito dalla richiesta di 20 euro da parte della donna per il pagamento di una prestazione sessuale, lo scenario cambia e Ferlotti le chiede di corrispondere una tangente di tremila euro per svolgere l’attività di prostituta a Ponticelli.
Un modus operandi che ha fin da subito scaturito vivo malcontento, non solo tra i soggetti che un tempo erano esenti dal ricatto estorsivo, ma anche tra i camorristi più vecchi e temprati che mal recepivano la condotta del clan del Lotto O introdotta da Umberto De Luca Bossa successivamente alla sua scarcerazione e ulteriormente inasprita quando, a distanza di un anno, per lui si sono nuovamente riaperte le porte del carcere.