Annamaria Amitrano alias “bambola di pezza” è l’unico nome femminile riportato nell’elenco dei sei soggetti arrestati all’alba dello scorso martedì 17 gennaio, nell’ambito dell’ennesima operazione che ha concorso ulteriormente ad indebolire il clan De Luca Bossa, operante nel quartiere napoletano di Ponticelli e già messo all’angolo dalla maxi-operazione compiuta lo scorso 28 novembre. In quell’occasione, le manette scattarono per Domenico Amitrano, fratello di Annamaria. Seppure riuscì a sottrarsi all’arresto, Mimì a puttana – questo il soprannome di Amitrano negli ambienti camorristici – fu catturato pochi giorni dopo. I carabinieri lo scovarono in un appartamento in via De Meis a Ponticelli.
Dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni che hanno ricostruito ruoli e crimini commessi dagli affiliati al clan De Luca Bossa-Minichini-Schisa-Casella-Aprea-Rinaldi, trapela nitidamente il ruolo tutt’altro che irrilevante ricoperto dalla Amitrano.
Il pentito Antonio Pipolo descrive la 41enne come affiliata al clan De Luca Bossa, dedita alle estorsioni agli esercizi commerciali del lotto O e delle case di Topolino, nonché nel rione De Gasperi, si occupa altresì di commettere estorsioni per le occupazioni abusive delle case popolari ed è impegnata anche nella attività di prestiti a tassi usurari.
Nipote dei fratelli Sarno, ex boss di Ponticelli, oggi collaboratori di giustizia, la 41enne Annamaria Amitrano è finita più volte nell’occhio del ciclone: dal violento pestaggio subìto in strada a gennaio del 2022 al raid incendiario indirizzato alla sua auto lo scorso 15 dicembre, all’indomani della stessa “attenzione particolare” rivolta all’auto di sua nipote ed omonima, figlia di Domenico Amitrano.
Plurimi gli elementi che concorrono a tracciare il profilo criminale della donna saldamente a capo della compravendita delle case popolari del Rione De Gasperi, in particolare, delle cosiddette “case murate”, ovvero, le abitazioni tumulate in seguito all’assegnazione dei nuovi alloggi per impedirne l’occupazione coatta, in quanto rientranti nel piano di abbattimento previsto dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto di riurbanizzazione della zona. Sprezzante dei piani dell’amministrazione comunale, la camorra, nel corso degli anni, ha sistematicamente consentito l’occupazione di quegli alloggi, conferendo ai nuovi inquilini anche la possibilità di riservarsi di “rompere” un’altra abitazione, laddove quella visionata non fosse confacente alle loro esigenze. Condizione necessaria e sufficiente per accaparrarsi una “casa murata”, versare nelle casse del clan la modica cifra di 500 euro. “Bambola di pezza” viene indicata come la persona saldamente a capo del business per conto del clan, ma stando a quanto raccontato dai residenti nell’ex fortino dei Sarno, il suo raggio d’azione si sarebbe esteso anche ad altri business, motivo per il quale “Bambola di pezza” era una figura tanto odiata quanto temuta, soprattutto dagli abitanti del rione De Gasperi. La 41enne, in un passato recente, avrebbe imposto a questi ultimi il pagamento regolare dell’impresa di pulizie da lei gestita e dedita a conferire maggiore decoro ai decrepiti palazzoni del rione De Gasperi. Un’imposizione che suscitò il vivo malcontento dei nuclei familiari più indigenti, soprattutto gli anziani, che di tutta risposta furono minacciati da una squadriglia di giovani che a nome di “bambola di pezza” gli avrebbero intimato di piegarsi alla sua volontà.
La cerchia degli interessi curati e gestiti dalla donna si estenderebbe anche oltre i confini del rione De Gasperi: gli Amitrano, infatti, sono tra i pochi affiliati al cartello camorristico in cui convergono i vecchi clan dell’ala est di Napoli ad aver investito in business puliti i proventi degli affari illeciti. La famiglia Amitrano avrebbe acquistato una serie di immobili, alcuni dei quali negli edifici sorti nei pressi del “nuovo rione De Gasperi” che sarebbero poi stati affittati, garantendo così un’entrata fissa. Non a caso, a gennaio del 2021, la 41enne fu raggiunta in strada da una squadriglia che la pestò selvaggiamente, proprio mentre si trovava nei pressi del nuovo rione De Gasperi. Un episodio che si collocherebbe nell’ambito delle “spedizioni punitive” ritenute necessarie ed ordinate dal boss Marco De Micco per sedare i focolai di ribellione, soprattutto tra i sodali ai clan rivali che mostravano riserve nel riconoscere la sua egemonia. Malgrado le consistenti entrate garantite dai vari affari gestiti, “bambola di pezza”, mentre si trova a casa di Christian Marfella, all’indomani della “notte delle bombe”, si lamenta del fatto che ad agosto non avrebbe percepito il reddito di cittadinanza: “io non piglio manco la cittadinanza ad agosto, non fare lo scemo sto conte una pazza perchè non piglio la cittadinanza ad agosto… mi dai a mangiare tu? se mi dai mangiare tu …”
Dalle indagini che hanno fatto scattare le manette per la 41enne è emerso il suo coinvolgimento nell’occultamento e nel reperimento di una serie di armi, poi sequestrate dagli agenti del commissariato di Ponticelli lo scorso agosto e che concorrevano a ringalluzzire l’arsenale dei De Luca Bossa. Le conversazioni intercettate in casa di Christian Marfella, inoltre, confermano che la 41enne fosse una frequentatrice abituale dell’abitazione in cui il reggente del clan De Luca Bossa era detenuto ai domiciliari, in seguito alla scarcerazione avvenuta a giugno del 2022. Le frequentazioni abituali di “bambola di pezza” con svariate figure apicali del cartello camorristico costituito dai clan alleati di Napoli est è confermato anche da plurimi controlli eseguiti dalle forze dell’ordine nel corso dei quali la 41enne era in loro compagnia.
Legatissima al fratello Domenico, così come comprova il tatuaggio scalfito su un avambraccio, in cui parafrasando il titolo di una celebre canzone neomelodica di Giusy Attanasio lo definisce “o re do core mio”, proprio con il fratello ha condiviso la decisione di entrare in affari con i De Luca Bossa, sprezzanti del fatto che trent’anni prima, proprio il boss fondatore dell’omonimo clan, Antonio De Luca Bossa, provocò la morte violenta del cugino Luigi Amitrano, giovane nipote ed autista dei Sarno che perse la vita nell’autobomba di via Argine.
Non solo per questo “bambola di pezza” è una delle figure più chiacchierate della scena camorristica ponticellese. Diventata celebre soprattutto per i video postati su TikTok, dove non di rado lancia frecciatine palesemente rivolte ai rivali o si cimenta in performance che scimmiottano la fama di dark-lady che lei stessa ha concorso a costruire a suon di azioni irriverenti. Nell’ultimo video pubblicato prima dell’arresto recita il playback di una canzone in cui si contestano le scelte dei collaboratori di giustizia. Pronta la replica degli utenti che gli fa notare che i suoi zii per primi hanno intrapreso quel percorso.
Una passione, quella per i social, che l’ha portata ad adottare una condotta simile a quella praticata dal fratello Domenico nel momento in cui, insieme al boss Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio, era saldamente a capo della scena camorristica ponticellese. Un’alleanza rilanciata a suon di stories e foto, ma anche accompagnata da puntuali frecciatine virtuali indirizzate ai rivali, proprio come era solita fare miss Amitrano che anche all’indomani del raid incendiario che ha distrutto la sua auto replicò agli attentatori con un video su TikTok in cui si mostrava di schiena mentre mostrava il dito medio con un audio in dialetto napoletano alquanto eloquente a corredo dell’immagine: “le cattiverie nessuno vuole riceverle, però ricorda una cosa, questo è certo che le soddisfazioni sono figlie del tempo e il tempo te lo fa scontare.”
L’ultima traccia virtuale di “bambola di pezza” risale a poche ore prima dell’arresto quando ha pubblicato una storia su facebook in cui spiccava la frase: “So che quando il libro della mia vita si chiuderà, i miei figli saranno il capitolo più bello”.