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Ponticelli: I De Luca Bossa cacciarono i rivali dal rione De Gasperi per controllare l’ex fortino dei Sarno

Luciana Esposito di Luciana Esposito
19 Gennaio, 2023
in Cronaca, In evidenza
0
4 aprile 1991: il Rione De Gasperi di Ponticelli insorge per evitare l’arresto dei Sarno
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I De Luca Bossa miravano ad insediarsi nel Rione De Gasperi di Ponticelli, durante le fasi più concitate della faida con i De Micco che hanno segnato l’estate targata 2022.

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Un’azione voluta non solo per affermare la propria egemonia sul territorio a discapito dei rivali, insediandosi in uno degli arsenali della camorra più datati del quartiere. La motivazione che portò i De Luca Bossa, capeggiati da Christian Marfella, ad ambire alla conquista del rione De Gasperi è riconducibile a ragioni dettate dall’orgoglio e dall’onore e va ricercata tra le crepe di un passato recente, ma ormai lontano anni luce.

Un passato che, malgrado le morti, gli arresti e le condanne, seguita a fungere da sfondo alle dinamiche che si avvicendano sul versante camorristico.

Un passato che riconduce alla faida tra i Sarno e i De Luca Bossa, ufficialmente avviata quando questi ultimi, capeggiati da Antonio De Luca Bossa, misero la firma sull’attentato che fece saltare in aria l’auto del giovane nipote ed autista del boss Vincenzo Sarno, Luigi Amitrano, provocandone la morte. Un punto di non ritorno che diede il via ad una lunga e cruenta stagione di sangue che portò anche all’allontanamento della famiglia De Luca Bossa dal quartiere Ponticelli.

Per espresso volere dei Sarno, il clan di Tonino ‘o sicco non solo fu violentemente costretto a lasciare il Lotto O – il rione che lo stesso Ciro Sarno aveva consegnato ai suoi ex alleati – ma si vide impossibilitato ad insediarsi in altri rioni di Ponticelli, ripiegando così sul confinante comune di Cercola. I De Luca Bossa temevano la vendetta dei rivali a tal punto da trasferirsi in un appartamento poco distante dalla locale stazione dei carabinieri.

“La cacciata” dei De Luca Bossa da Ponticelli non fu ordinata solo per ragioni dettate dalla prudenza, ma anche e soprattutto per inscenare un’azione dimostrativa finalizzata a rimarcare in maniera eclatante l’egemonia dei Sarno.

Tra le protagoniste di quella concitata stagione di angherie e vessazioni subìte dai De Luca Bossa figura soprattutto “Donne Teresa” alias Teresa De Luca Bossa, madre di Tonino’ o sicco, ma anche di Christian Marfella, il protagonista della recente “stagione delle bombe” avviata proprio in seguito alla sua scarcerazione, avvenuta a giugno 2022.

L’ordinanza che ha fatto scattare le manette per Marfella ed altri 5 soggetti legati al clan De Luca Bossa altro non ha fatto che confermare quello che a Ponticelli, in particolar modo nel rione De Gasperi, tutti già sapevano: Christian Marfella mirava a trasferirsi nell’ex fortino dei Sarno per riscattare quel vecchio affronto subìto da sua madre per mano degli ex boss di Ponticelli, oggi collaboratori di giustizia.

L’onore, la vendetta, la brama di potere: queste le motivazioni che hanno ispirato le recenti gesta dei De Luca Bossa, sotto le direttive del figlio di Teresa De Luca Bossa e del boss di Pianura Giuseppe Marfella, tornato in libertà dopo un periodo di detenzione lungo all’incirca 10 anni.

Tuttavia, nell’ex fortino dei Sarno non abitavano soltanto soggetti legati ai De Luca Bassa ma, anche altri affiliati al clan De Micco/De Martino fra i quali Rodolfo Cardone, vicino al clan De Martino, vittima di un agguato nell’ottobre del 2020 mentre si trovava all’esterno del bar “Royal” nel Rione Incis. Per il tentato omicidio di Cardone furono arrestati, a marzo del 2021, Giuseppe Righetto e Nicola Aulisi, elementi di spicco del clan Casella, alleati dei De Luca Bossa.

Un’azione camorristica che diede il via alla faida tra il cartello camorristico costituito dai vecchi clan di Napoli est e i De Martino, ufficializzando la scissione di questi ultimi che per un periodo furono parte integrante dell’alleanza.

Motivo per il quale, i De Luca Bossa cacciarono Rodolfo Cardone dall’abitazione in cui viveva nell’isolato 12 del Rione De Gasperi per permettere l’insediamento di Carmine Pecoraro, affiliato al clan del Lotto O, nonchè perno portante dello zoccolo duro di giovanissimi che facevano capo al 22enne Alessio Bossis, tant’è vero che Pecoraro era stato arrestato insieme a quest’ultimo per la “stesa” in piazza Trieste e Trento a Napoli.

Un dato di fatto confermato dalle intercettazioni risalenti allo scorso 6 settembre e riscontrate dai sopralluoghi eseguiti dalla polizia giudiziaria. Nella fattispecie, gli inquirenti hanno accertato che Lorenzo Valenzano costrinse Rodolfo Cardone a lasciare la sua abitazione per consentire l’insediamento di Carmine Pecoraro. Un fatto riscontrato dagli accertamenti delle forze dell’ordine che durante un controllo rilevarono la presenza all’interno dell’abitazione di Pecoraro, oltre che della moglie e dei figli. L’affiliato ai De Luca Bossa non fu in grado di giustificare ai poliziotti la presenza dell’intero nucleo familiare all’interno di un’abitazione in cui si rilevava l’assenza dei soggetti lì residenti.

Un episodio che mette in allarme Mimmo Naturale, fratello di Ciro ‘o mellone, figura apicale del clan De Micco, residente all’isolato 12 del Rione De Gasperi.

Mimmo Naturale, conversando con suo cognato Giovanni gli rappresentava che la situazione sul “Rione” si stava aggravando e gli confida di sentirsi in pericolo, in virtù del trasloco in corso in un appartamento ubicato difronte al suo, nel quale di lì a poco si sarebbe trasferito Christian Marfella.
“Non hai capito…qua (nel Rione De Gasperi n.d.r.) Ia situazione si sta aggravando… – afferma Mimmo Naturale – ora questo viene ad abitare difronte… sta finendo il trasloco…”


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