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Napoli est: ragazzini armati a scuola, mentre i “neet” sparano per uccidere

Luciana Esposito di Luciana Esposito
7 Febbraio, 2023
in Cronaca, In evidenza
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Napoli est: ragazzini armati a scuola, mentre i “neet” sparano per uccidere
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Uno studente 14enne di un istituto dell’area orientale di Napoli è stato denunciato dai carabinieri, perchè trovato in possesso di una pistola, mentre era in classe.

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Un episodio reso noto all’indomani dell‘ennesimo agguato di camorra avvenuto a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli in cui si registra il tasso di dispersione scolastica più elevato d’Europa.

E non solo.

Ponticelli è anche il quartiere europeo che accoglie il maggior numero di “neet”, acronimo utilizzato per indicare i giovani di età compresa tra i 15 e i 23 anni che non frequentano la scuola e non svolgono alcuna mansione lavorativa.

Ponticelli è il quartiere napoletano in cui si registra la percentuale più bassa di laureati.

I numeri relativi alle gravidanze precoci sono equiparabili a quelli registrati in America Latina, Africa, Caraibi. Le ragazze-madri under 19 rappresentano all’incirca il 50% della popolazione femminile residente a Ponticelli.

Un minore su 5 pratica sport; ancora più bassa la percentuale di bambini che dichiara di aver maturato già un’esperienza pregressa con un libro prima di sedere tra i banchi della scuola elementare.

Un abitante su due del quartiere Ponticelli, quindi la metà della popolazione, percepisce il reddito di cittadinanza.

Sono solo alcuni dei dati statistici che documentano la realtà che si respira tra le strade del quartiere geograficamente più e steso e più densamente popolato dell’intera città di Napoli.

Ancor più inquietanti i dati che si registrano sul fronte criminalità e che testimoniano la presenza di centinaia di piazze di droga nel quartiere, oltre al brusco abbassamento dell’età media dell’affiliazione.

Malgrado, negli ultimi anni a Ponticelli siano stati compiuti numerosi blitz che hanno concorso ad indebolire le organizzazioni camorristiche operanti sul territorio, proprio questo improvviso stato di necessità ha determinato l’esigenza di affiliare giovani reclute, chiamate a rifocillare i clan depauperati degli interpreti più autorevoli. Giovani giovanissimi, minorenni che spacciano e delinquono per uno stipendio pari a circa 400 euro a settimana. Il salario medio di un operaio, per intenderci.

Un tempo, Ponticelli era un’orgogliosa realtà operaia. La chiusura della Whirlpool, in tal senso, ha fatto definitivamente calare il sipario sul sogno di normalità al quale erano rimasti saldamente ancorata quella che verrà tramandata ai posteri come l’ultima generazione operaia che con le unghie e con i denti, seguita a lottare per rivendicare il diritto al lavoro, ma principalmente si batte, lotta e soffre per l’affermazione di un ideale che rischia di morire. Un ideale che narra la possibilità di ambire ad una carriera lavorativa onesta e dignitosa, libera dalle paure e dalle pericolose dinamiche peculiari della malavita.

Per questo, l’epilogo della storia della Whirlpool a Ponticelli, decreta la fine di un’era, un preoccupante e desolante punto di non ritorno. Un evento perfettamente allineato con il trend di record negativi di cui il quartiere Ponticelli è detentore.

Un’associazione di dati, fatti, circostanze ed eventi riconducibili ad una realtà facilmente tracciabile.

Per circa trent’anni, Ponticelli ha rappresentato uno Stato autonomo, non sulla carta, ma nella realtà dei fatti, perchè a gestire, governare e controllare ogni singolo aspetto era una persona: il boss Ciro Sarno, non a caso soprannominato ‘o Sindaco.

Un boss che ha disposto della vita e della morte di tutti e che ha troneggiato su ogni angolo del quartiere.

All’indomani del suo pentimento, avvenuto nel 2009, e che ha portato alla dissoluzione del suo impero, Ponticelli è letteralmente sprofondata nel degrado e nell’abbandono.

Lo Stato continua a manifestare un atteggiamento di distaccata indifferenza, seguitando a mostrare la mancata volontà di prendere in caro le tante criticità presenti nel quartiere per tentare di avviare un percorso di riqualifica, riscatto, miglioria.

Basta passeggiare tra le strade del quartiere per toccare con mano l’assenza delle istituzioni. Com’è accaduto ai tanti cittadini presenti in viale Margherita durante il pomeriggio di lunedì 6 febbraio, quando due killer a bordo di uno scooter hanno affiancato l’auto guidata dal 34enne Federico Vanacore per assassinarlo a colpi d’arma da fuoco. Almeno 14 i bossoli repertati dai carabinieri giunti sul posto per mettere insieme i cocci dell’ultimo agguato di camorra andato in scena a Ponticelli. Tra la gente, in pieno giorno.

L’ultimo atto di una lunga serie di feroci sequenze di morte.

Quello di Federico Vanacore è l’ultimo nome che contribuirà ad infittire un’altra statistica, quella relativa ai giovani morti ammazzati a Ponticelli. Anche questo è un trend in aumento.

Giulio Fiorentino, Carmine D’Onofrio, Carlo Esposito, Alessio Bossis.
Rispettivamente 28, 23, 29, 22 anni.

Quattro morti negli ultimi due anni, dozzine di feriti. Un morto innocente: Antimo Imperatore, 53 anni.

Decine e decine i nomi dei ragazzi tratti in arresto e che trascorreranno dietro le sbarre quelli che dovrebbero essere gli anni migliori, i più spensierati ed allegri, ma almeno loro continueranno a vivere.

La camorra continua a dettare legge, tra le strade di Ponticelli, mentre i cittadini onesti hanno anche smesso di ribellarsi.

Nessun corteo, nessuna manifestazione. A Ponticelli la camorra ha ucciso anche la voglia di rivendicare una vita più sicura e serena da parte dei civili.

Nella gente comune prevale la paura, quella che farà scattare il coprifuoco e che porterà i commercianti a abbassare le serrande anzitempo, al calar sole.

A pochi passi dal luogo in cui è stato assassinato Vanacore, le volontarie di un’associazione di quartiere si ritrovano tutti i giorni per cucire i vestiti di carnevale da donare ai bambini indigenti ed organizzare una festa per loro, per non negare, almeno a loro, il diritto di vivere scampoli di normalità, festeggiando tra coriandoli, giochi e canzoni, come tutti gli altri bambini.

Seppure, la realtà che si respira tra le strade del quartiere, narra che i bambini, i ragazzi, gli abitanti di Ponticelli attendono ancora che qualcuno arrivi a restituirgli il diritto di sentirsi uguali agli altri cittadini italiani.

Ponticelli, da circa 50 anni, attende l’arrivo di un’istituzione in grado di riappropriarsi dello status di “sindaco”.

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