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Addio al reddito di cittadinanza, arriva «Mia»: ecco cosa cambia

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
8 Marzo, 2023
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Il Reddito di Cittadinanza diventa MIA, la nuova Misura di Inclusione Attiva e prenderà il posto del sussidio a partire dal 1° settembre 2023. Lo ha annunciato la Ministra del Lavoro Calderone.

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La misura si differenzierà a seconda dei destinatari: i “non occupabili” (famiglie povere dove c’è almeno un minorenne, un anziano over 60 o un disabile) dagli “occupabili” (famiglie povere con all’interno un componente tra i 18 e i 60 anni di età). L’indennità sarà pari a 375 euro al mese per gli occupabili e 500 euro per i non occupabili, mentre è al vaglio una soluzione circa la quota per l’affitto.

Il Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone, in un intervista esclusiva al Corriere rilasciata il 6 marzo 2023, ha annunciato il Reddito di Cittadinanza sarà sostituito entro l’anno da una nuova prestazione, la Misura di Inclusione Attiva (MIA). Si tratta di un sostegno al reddito che verrà erogato, in importi diversi, sia a chi può lavorare – ma è disoccupato – sia a chi non è occupabile. In sostanza, gli occupabili, che beneficiano dell’attuale RdC al massimo per 7 mesi nel 2023, alla luce delle novità 2023 che vi spieghiamo in questa guida, e comunque non oltre il 31 dicembre, scaduta la prestazione potranno presentare la domanda per la MIA.

Si ricorda, infatti, che già con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023, il Parlamento aveva sancito lo stop al Reddito di Cittadinanza nel 2024 e stabilito una stretta della misura, in particolare nei confronti di coloro che sono abili al lavoro. Contestualmente, il Governo aveva anche annunciato l’istituzione di un Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva e una riforma dei sussidi per le famiglie in difficoltà, con lo scopo di abbassare i costi dell’attuale RdC, e la MIA si inserisce proprio all’interno di questa riforma. Ma andiamo a vedere, in base alle prime anticipazioni, di cosa si tratta esattamente.

La Misura di Inclusione Attiva è un aiuto che nasce per contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, della libera scelta del lavoro e del diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura. Si tratta di un’indennità per i nuclei familiari poveri, suddivisi tra “occupabili” e “non occupabili” (a seconda dell’appartenenza al primo o al secondo gruppo l’importo cambia). Più precisamente, i potenziali beneficiari della MIA verranno divisi in due platee:

  • famiglie povere occupabili, ossia quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Parliamo di una platea di circa 300.000 nuclei monofamiliari, più 100.000 famiglie con più membri;

  • famiglie povere non occupabili, ovvero quelle dove non ci sono le situazioni citate, ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età.

La misura prevede anche requisito della residenza in Italia, che dovrebbe scendere da 10 a 5 anni. Una correzione che, tra l’altro, farà aumentare a dismisura la platea dei potenziali beneficiari.

Secondo i primi rumors, con il Reddito di Cittadinanza che diventa MIA anche la soglia ISEE per ottenere la nuova misura dovrebbe subire una forte stretta. Il tetto per aver diritto alla nuova Misura di Inclusione Attiva dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro per il Rdc a 7.200 euro. Un taglio che ridurrebbe di un terzo la platea dei beneficiari rispetto a quella attuale.

La MIA al contempo, però, prevede anche l’applicazione della cosiddetta “scala di equivalenza” che fa aumentare l’importo del sussidio in base al numero dei componenti la famiglia, per migliorare l’assistenza ai nuclei numerosi.

Come anticipato, per la MIA ci saranno due gruppi, gli occupabili e i non occupabili, la cui appartenenza determinerà l’importo spettante. Stando alle prime notizie relative alla Misura di Inclusione Attiva il sussidio sarà pari ai seguenti importi:

  • 500 euro al mese per i nuclei familiari non occupabili;
  • 375 euro al mese per i nuclei familiari occupabili.

C’è, invece, ancora discussione sulla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto (Reddito di Cittadinanza attualmente, per queste famiglie, prevede fino a 280 euro al mese) e con MIA questa quota potrebbe essere meno cospicua, da modulare in base alla numerosità del nucleo familiare e sparire del tutto per gli “occupabili”. 

Ma quali sono i casi di revoca? Secondo le prime anticipazioni le regole sul punto dovrebbero rimanere le stesse al Rdc. Si perde il diritto alla misura se non si rispettano i requisiti previsti o se si rifiuta la prima offerta di lavoro congrua. Si ricorda, però, che come spiegato in questo focus sono cambiati i termini di congruità dell’offerta di lavoro per cui l’offerta verrà ritenuta congrua se si rispettano le seguenti condizioni:

  • è in linea con la profilazione della persona occupabile;

  • la sede di lavoro sarà nell’ambito della Provincia di residenza del beneficiario o delle Province confinanti.

Saranno ritenute congrue anche le offerte di contratti brevi, purché superiori a 30 giorni. Inoltre, per migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà creata una piattaforma nazionale sotto la regia del Ministero del Lavoro dove gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro. Basterà rifiutarne una, per decadere dalla prestazione MIA.

Rispetto al Reddito di Cittadinanza (che a oggi dura 7 mesi per “gli abili al lavoro” e 18 mesi rinnovabili per tutti), la MIA per i “non occupabili” potrebbe durare fino a 18 mesi. Viceversa, per gli “occupabili” verrebbe erogato per non più di 12 mesi. 

Come accennato, la nuova Misura di Inclusione Attiva ha un funzionamento simile a quello del Reddito di Cittadinanza. Anche se la misura non è stata ancora disciplinata nel dettaglio, il Ministero ha preannunciato che la MIA prevede sia per gli occupabili che per i non occupabili una “stretta” rispetto al RdC. Le famiglie continueranno a ricevere il sussidio, rispettivamente di 375 o 500 euro al mese se in possesso degli specifici requisiti di reddito. Verrà però introdotto un severo sistema di decalage. Ovvero, il nuovo sussidio, in sostanza, non si potrà più chiedere a ripetizione, come il RdC, ottenendo ogni volta altri 18 mesi di assistenza. La “stretta” prevista è la seguente:

  • per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della MIA si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese;

  • per i nuclei con persone occupabili, invece, la MIA scadrà al massimo dopo 12 mesi la prima volta e dopo 6 mesi la seconda. Un’eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo.
  • per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della MIA si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese;

L’idea è quella di avviare un percorso a esaurimento per spingere il più possibile i percettori a cercarsi un lavoro.

Con la MIA, come accade per il Reddito di Cittadinanza, i richiedenti abili al lavoro saranno indirizzati verso un impiego con l’aiuto del programma GOL e dei servizi dei centri per l’impiego. Nello specifico, i nuclei familiari senza occupabili saranno indirizzati ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale. Viceversa, gli occupabili verranno avviati ai centri per l’impiego dove, come condizione per ottenere la MIA, dovranno sottoscrivere un patto personalizzato, come già accade per il RdC.

La vera novità – già anticipata ma mai attuata dall’ex Governo Draghi – è che oltre ai centri pubblici per l’impiego, l’inserimento verso un impiego, coinvolgerà le agenzie private del lavoro. Queste ultime incasseranno un incentivo per ogni persona occupabile per la quale riusciranno a ottenere un contratto, anche a termine o part time.

Per scoraggiare il fenomeno dei percettori del sussidio che lavorano in nero, la norma introdotta con l’ultima Legge di Bilancio, che consente ai titolari del Reddito di cumulare l’assegno con redditi da lavoro stagionale o intermittente fino a 3.000 euro l’anno, con l’introduzione della MIA verrà estesa a tutti i tipi di lavoro dipendente. Se si supererà questa soglia, la prestazione sarà sospesa per la durata del rapporto di lavoro e riattivata dopo.

La riforma rafforzerà, inoltre,  tutte le norme sui controlli, sulla decadenza dal beneficio per chi non rispetta gli impegni previsti dai patti di inserimento al lavoro o di inclusione sociale. Pene più severe, inoltre, per chi dichiara il falso o lavora in nero pur prendendo il sussidio.

Con l’introduzione di questa nuova MIA il Governo potrebbe risparmiare complessivamente almeno 2-3 miliardi l’anno rispetto ai 7-8 spesi annualmente per il RdC dalla sua istituzione nel 2019. Già l’avvio del 2023 ha portato ottimi risultati in tal senso se si pensa che a gennaio 2023 le famiglie beneficiarie del Reddito e della pensione di cittadinanza (per un importo medio di 562 euro al mese) erano 1.160.714, circa 200.000 in meno dello stesso mese del 2022. L’avvio della MIA cambierà ulteriormente la situazione.

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