Durante il blitz compiuto lo scorso 29 maggio, i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno sequestrato complessivamente 74mila e 500 euro in contante ritenuto provento illecito e 5 orologi di pregio. Tra questi uno del valore di oltre 10mila euro.
I beni sequestrati sono il risultato delle perquisizioni compiute il giorno dell’operazione che ha inferto un duro colpo al “sodalizio criminale a tre teste” Masiello-Saltalamacchia-Esposito.
Più di 50 persone arrestate, accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione e detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.
Il provvedimento poggia su diverse indagini, svolte tra il 2018 e il 2020, che hanno permesso di documentare l’esistenza e l’operatività di un’associazione di tipo mafioso, armata, strutturata in alcuni gruppi criminali attivi nei Quartieri Spagnoli di Napoli, e che aveva rapporti di cooperazione con i più potenti clan Mazzarella e Contini.
Il primo gruppo colpito dal provvedimento è quello capeggiato da Eduardo Saltalamacchia, Vincenzo Masiello e Antonio Esposito, dedito ad attività estorsive, soprattutto ai danni di commercianti e gestori di piazze di spaccio, al controllo e alla gestione della vendita al dettaglio della droga, in particolar modo nelle zone della Pignasecca, di Largo Baracche e della Speranzella, e ad ogni altra attività finalizzata al controllo del territorio. Saltalamacchia aveva ripreso il controllo della zona della Pignasecca, insieme ad Esposito e Masiello, operativi nelle zone della Speranzella e di Largo Baracche, dopo la sua scarcerazione avvenuta nel dicembre 2019.
Un secondo gruppo criminale è quello facente capo al pregiudicato Carmine Furgiero, detto ”o’pop”, e al figlio Luigi, dedito a un fiorente traffico di stupefacenti nella zona di vico Canale a Taverna Penta: da anni sovvenziona i clan malavitosi dei Quartieri, ricevendo all’occorrenza da questi ultimi sostegno ed ausilio. Le indagini hanno ricostruito l’attività della piazza di spaccio detta “della sposa”, coincidente con i luoghi nei quali insistono le abitazioni della famiglia Furgiero.
Il gruppo si avvaleva di numerosi pusher che, contattati telefonicamente, recapitavano la droga a domicilio.
Sono emersi, inoltre, rilevanti elementi indiziari in merito alla esistenza, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, di un altro sodalizio facente capo alla famiglia Masiello, con al vertice Antonio, alias “o’nu”, e suo figlio Vincenzo, alias “o’cucù”, in grado di gestire una fiorente attività di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, oltre ad avere la disponibilità di armi da fuoco.
Le cessioni avvenivano attraverso panieri calati dalle finestre o consentendo l’accesso all’acquirente accompagnato dal pusher: in quest’ultimo caso, se porta di accesso era chiusa dall’interno, le chiavi venivano lanciate all’esterno.
Inoltre, in caso di sequestro di stupefacente da parte delle forze dell’ordine, il cliente, previa esibizione del verbale di sequestro e della conseguente contestazione amministrativa, otteneva a titolo gratuito una ulteriore dose di stupefacente: così operando, l’organizzazione comprava l’omertà dell’acquirente, fidelizzandolo.