Nel corso del pomeriggio di lunedì 5 giugno, nel giorno del trigesimo dell’omicidio di Vincenzo Costanzo, il 26enne ras del Conocal di Ponticelli, ucciso in un agguato di camorra un mese prima, durante i festeggiamenti per la vittoria del terzo scudetto del Napoli, amici e parenti hanno invaso le strade del rione per inscenare un plateale tributo alla memoria di “Ciculill'”.
Un corteo di scooter e moto ha dato luogo a una plateale “scesa”, in perfetto stile “Gomorra”. Palloncini bianchi lanciati in volo, decine di persone indossavano una t-shirt bianca sulla quale era stampato il volto di Costanzo. E soprattutto la grossa cornice che racchiudeva una foto del ras ammazzato portata in gloria come uno stendardo, un trofeo.
Un tributo post mortem tanto eclatante quanto pericoloso per il forte segnale lanciato dalla famiglia/clan che rivendica senza mezzi termini l’attaccamento alla figura di “Ciculill'” e a quello che rappresenta: hanno ucciso il corpo, ma non “il mito”. Un segnale chiaro che doveva essere diramato tra quegli stessi palazzi in cui vivono le tante famiglie minacciate e taglieggiate dal ras, subentrato nella gestione degli affari illeciti in quella sede poco più che maggiorenne, contestualmente al blitz che nel 2016 ha decapitato il clan D’Amico, portando all’arresto di centinaia di persone.
Quelle stesse famiglie che si sono viste buttare fuori casa da Costanzo, dedito anche alla compravendita delle case popolari.
Quelle stesse famiglie che sono state costrette a consegnare a Costanzo una percentuale sul reddito di cittadinanza.
Quelle stesse famiglie costrette a corrispondere a Costanzo pochi euro per parcheggiare auto e scooter in tranquillità sotto casa per scongiurare il pericolo che venissero incendiati.
Quelle stesse famiglie costrette a richiedere prestiti e finanziamenti lievitati di diverse migliaia di euro per corrispondere a Costanzo i soldi che gli estorceva minacciando anche i loro figli.
Quelle stesse famiglie costrette a pagare una tangente a Costanzo, se volevano effettuare dei piccoli lavori di ristrutturazione dei loro appartamenti.
Quelle stesse famiglie costrette a vietare ai bambini di scendere in cortile a giocare, perchè Costanzo non si faceva scrupoli ad alzare le mani, se il loro pallone intralciava l’attività di spaccio di droga.
Un camorrista avido e senza scrupoli, capace di esercitare il suo potere solo tra i palazzoni del suo rione, guardandosi bene dall’entrare in rotta di collisione con i clan più affermati del quartiere. Un ragazzi che provava piacere nel terrorizzare la brava gente: lo comprova il ghigno che gli sbatteva in faccia quando gli consegnavano i soldi che gli estorceva con minacce inquietanti. Cittadini onesti, umili lavoratori, spremuti fino al midollo per garantirsi un tenore di vita agiato, senza sobbarcarsi grossi affanni, concorrendo così a scrivere una delle pagine più riprovevoli della camorra napoletana. Una politica fortemente criticata anche dai vecchi “uomini d’onore” che non hanno fatto mai nulla per nascondere il vivo disappunto per le angherie indirizzate ai civili che in passato beneficiavano di una sorta di immunità, soprattutto per garantire agli affari illeciti omertà e connivenza. Una politica legittimata dagli altri affiliati che sui social replicano affermando che “la colpa è della brava gente che non ha avuto le palle di affrontare Costanzo”, sprezzanti della lotta ad armi impari ingaggiata da un camorrista che affronta un civile armato di pistola.
Un camorrista forte solo con i deboli, erto a eroe, a martire di guerra, come un mito da idolatrare e onorare. Un ulteriore mancanza di rispetto indirizzata alle vittime di Costanzo, costrette anche ad assistere ad uno degli spettacoli più indegni andati in scena a Ponticelli. Un segnale plateale e inquietante, quello diramato dalla camorra radicata nel Conocal, in termini di controllo del territorio e di rivendicazione di una forma di potere che con partecipata e dirompente veemenza manifesta l’irriverente volontà di imporre le proprie leggi.
Il rione Conocal si conferma fortino del clan D’Amico, dove seguitano a regnare le logiche della camorra, perchè quello che desta maggiore sconcerto è la totale assenza delle forze dell’ordine, seppure si tratti palesemente di una manifestazione non autorizzata.
E’ la cronaca di uno scempio annunciato: la data del trigesimo della morte di Costanzo doveva essere attenzionata dalle forze dell’ordine, in quanto era più che scontato che parenti e affiliati avrebbero sfruttato l’occasione per tirare acqua al mulino del clan, come effettivamente è avvenuto.
“Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver raggiunto la vittoria”, si legge in uno dei tanti video apparsi su TikTok, pubblicato da Simona Maranzino, cugina di Costanzo e sorella di Gaetano Maranzino, il giovane arrestato insieme a Matteo Nocerino, all’indomani dell’omicidio del 26enne ras del Conocal. Entrambi furono intercettati da una volante tra i partecipanti del commando che si recò sul luogo del delitto, in piazza Volturno a Napoli, per compiere una “stesa”.