“Io voglio semplicemente dire ai ragazzi: sognate. Non dovete pensare che è finito tutto, sono finiti i sogni, credete nel vostro futuro. Oggi abbiamo perso tutti quanti, abbiamo perso come città e ha perso la mia generazione soprattutto. Io ho 23 anni, Giò Giò ne aveva 24″.
“Dobbiamo iniziare a pretendere noi giovani, a modificare questa epoca, questa generazione, questa mentalità. Non è una cosa di canzoni o di film, deve essere un po’ tutto, dobbiamo cambiare noi. Io ho visto tanti film quando ero piccolo, non facevano niente di quello che io adesso faccio quindi vuol dire che non mi hanno minimamente influenzato. Il problema è che i ragazzi adesso non hanno sogni, non credono più nelle chiese, nello Stato. Credono quello che vogliono credere.
“Il problema qua è che le strade insegnano cose che influenzano, i ragazzi devono trovare una via d’uscita e non è facile. Non è solo una cosa di genitori, qua è un problema culturale, è la cultura che manca e automaticamente porta un ragazzo a ragionare diversamente”.
“Il rap non mi ha salvato dalla strada a me. Sono stati i miei genitori, la cultura che mi hanno trasmesso a salvarmi dalla strada. Il rap mi ha salvato dalla fabbrica semplicemente”.
Queste le dichiarazioni che il rapper Geolier ha rilasciato ai microfoni di Canale 21 al termine dei funerali di Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne ucciso lo scorso 31 agosto da un minorenne nel corso di una lite nata per futili motivi.
Emanuele Palumbo, in arte Geolier, classe 2000, uno dai rapper più giovani e talentuosi della scena musicale contemporanea, ha accolto l’appello lanciato dalla madre di Giovanbattista, Daniela Maggio, che nei giorni scorsi lo aveva invitato a partecipare ai funerali.
Il rapper ha adagiato un mazzo di fiori sulla bara del giovane musicista, prima di abbracciare affettuosamente i genitori.
Nei giorni scorsi, Geolier aveva pubblicato una storia su Instagram lanciando un messaggio importante ai suoi circa 2 milioni di followers:
“Io sono sempre stato come voi e capisco ogni vostra paura, ogni vostro desiderio e, soprattutto, capisco il vostro punto di vista, semplicemente perchè era anche il mio fino a poco tempo fa.
Non guardiamo per terra, i piedi e l’asfalto, vi assicuro che non è difficile alzare la testa e guardare in alto, il cielo, le stelle, dove tutto è bello, anche se sembra inarrivabile.
Anche io sono cresciuto nel rione, dove parlare in italiano era da scemi, dove andare a scuola era da deboli e dove ricevere una chiamata da mia madre perchè era ora di tornare a casa era da bambini. Ma il mondo non è questo.
Io riconosco di essere fortunato perchè ho avuto la possibilità di viaggiare, di studiare le lingue, conoscere culture e mentalità di tanti paesi e ho imparato che nel mondo c’è spazio per ogni talento e per ogni nostro sogno.
Ragazzi sognate, pretendete che i vostri sogni si avverino, è un vostro diritto. Siate ambiziosi ed esigenti con il futuro perchè vi spetta.
Non è possibile morire a 24 anni, nella stagione più bella dell’anno, per un parcheggio. A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola.
Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male. Voglio dirgli che uscire soltanto per divertirsi con gli amici non è da deboli, che andare a scuola non è da scemi, che portare dei fiori a una tipa che gli piace non è una vergogna.
E’ il momento che tutti facciamo il nostro perchè i ragazzi cambino, a partire già da cose che possono sembrare piccole e lontane da quello che è successo giorni fa, ma non è così. Fa tutto parte della stessa mentalità.
Ciao Giovanbattista, non è giusto.”