La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo per far luce sulla morte del detenuto 33enne, avvenuta nel carcere di Poggioreale lo scorso 5 gennaio.
Il cadavere di Alexandro Esposito, 33 anni, originario di Miano e residente a San Giorgio a Cremano, è stato scoperto nella sua cella, nel padiglione Napoli, il giorno della vigilia dell’Epifania. Quando gli agenti penitenziari hanno rivenuto il corpo esanime, le condizioni del 33enne erano già compromesse e nonostante i tentativi di rianimazione, il medico dell’Asl intervenuto alle 9:45 di venerdì 5 gennaio non ha potuto fare altro che constatare il decesso e trasmettere gli atti in Procura. Troppi i punti interrogativi e gli aspetti da chiarire. Sarà soprattutto l’autopsia che si svolgerà lunedì 8 gennaio a fornire i primi elementi utili a far luce sull’accaduto, chiarendo le cause del decesso, seppure al momento l’ipotesi più accreditata sia quella dell’omicidio. Forse Esposito è stato vittima di una spedizione punitiva o di una rissa finita nel peggiore dei modi.
Un particolare rilevante emerge dalla relazione del medico intervenuto sul posto: “Quando sono intervenuto – si legge – ho trovato il paziente riverso su una barella all’esterno dell’infermeria del piano terra in procinto di essere trasportato. Il paziente era in rigor mortis.” Il corpo era già rigido, suggerendo che la morte fosse avvenuta diverse ore prima, forse addirittura la sera precedente. La cella di Esposito, con almeno altre due persone, solleva interrogativi sul fatto che nessuno dei suoi compagni di cella si sia accorto di eventuali segnali di malessere o lamenti. Un secondo dettaglio notato dal medico riguarda “materiale scuro liquido che fuoriusciva dal cavo orale”. Ulteriori accertamenti scientifici evidenziano anche segni di un forte ematoma sul corpo.
Le indagini coordinate dalla Procura di Napoli mirano a chiarire le circostanze della morte. Sono stati già ascoltati i compagni di cella del 33enne che già nelle prossime ore potrebbero essere nuovamente interrogati.
La famiglia di Alexandro Esposito, rappresentata dall’avvocato Onofrio Annunziata, ancora sconvolta dall’accaduto, chiede chiarimenti sulla morte del loro congiunto e sono pronti a nominare un proprio consulente medico che dovrà assistere all’autopsia. Alexandro Esposito, affetto da bipolarismo, stava scontando una condanna a 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti in famiglia e tra meno di un anno sarebbe tornato libero: «Da tempo spiega l’avvocato Annunziata, che assiste i parenti del defunto avevamo chiesto una perizia psichiatrica, ma nessun giudice ha mai voluto accordarcela. La famiglia è sconvolta per quanto successo. Ci sono tante domande che attendono risposta e nomineremo un consulente per andare fino in fondo».
Samuele Ciambriello, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania, dopo essersi recato in visita nel carcere di Poggioreale, all’indomani della morte di Esposito, ha dichiarato quanto segue: “Nella mattinata di ieri sono stato nel carcere di Poggioreale, al piano terra del reparto Napoli, mi sono fermato a riflettere e pregare davanti la cella dove ieri è stato trovato morto Alessandro, 33anni compiuti lo scorso agosto. Ho parlato con i suoi due compagni di cella – aggiunge Ciambriello – con gli altri del reparto, moltissimi malati, tre su una sedia a rotelle, e nessun piantone. Le indagini in corso chiariranno, insieme all’autopsia che si terrà lunedì, le cause della morte” .
Il Garante per i detenuti, però, aggiunge che “le carceri italiane e campane sono piene di detenuti tossicodipendenti e malati psichici denunciati dai familiari. L’assenza dei servizi, il fallimento in alcuni casi di Sert e Dipartimenti di salute mentale è sotto gli occhi di tutti. Così come l’indifferenza della maggior parte della gente per queste categorie di persone. Il bene, l’amore, l’affetto, la condivisione possono guarire quasi tutti i mali del mondo, insieme a politiche attive di inclusione sociale. Sentiamoci un po’ tutti un po’ responsabili di queste morti e di queste solitudini”.
“La politica è sempre più lontana dall’affrontare l’emergenza carceri”, ha dichiarato Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp. Lunedì 8 gennaio alle 10,30 il sindacato degli agenti penitenziari terrà una conferenza stampa davanti al carcere. “I detenuti più violenti contano sull’impunità per i reati commessi in cella e non hanno più nulla da perdere se non il trasferimento in un altro istituto”.