La sovrapposizione degli eventi che si sono alternati nell’arco degli ultimi 12 mesi tra le strade del quartiere Ponticelli, disegnano una parabola discendente in casa De Martino, i cosiddetti “XX” del rione Fiat, sempre più in caduta libera dopo gli arresti del mese scorso.
Eppure, un anno fa, esattamente un anno fa, il clan capeggiato da Francesco De Martino viveva uno dei suoi momenti migliori. Complice la scarcerazione di Giuseppe De Martino, secondogenito di Ciccio ‘o pazzo, il boss poteva beneficiare del supporto di due dei suoi tre figli. Salvatore, il più piccolo, in stato di libertà e il fratello scarcerato di recente, unitamente a un nutrito gruppo di affiliati pronti a supportare le ambizioni degli “XX”, diedero il via a una stagione particolarmente rovente. L’intento era quello di contestare e contrastare la forza egemone dei De Micco, in quel momento storico capeggiati dal broker della droga Ciro Naturale, soprattutto per mettere fine ai plurimi e continui contrasti di carattere economico. I De Martino non intendevano accontentarsi delle briciole e hanno tentato di ribaltare la scena mettendo la firma su un agguato eccellente, quello in cui rimase gravemente ferito proprio il ras Ciro Naturale. Un piano non andato a buon fine, quello ordito per eliminare la figura apicale del clan con il quale i De Martino erano in affari, manifestando con un’azione eclatante l’intenzione di rompere gli accordi e conquistare il controllo del territorio. Uno scopo perseguito per un breve periodo di tempo, all’indomani del ricovero in ospedale di Naturale, in bilico tra la vita e la morte. Nel giro di un mese, il ras è tornato a Ponticelli, accolto dall’abbraccio dei parenti e dei De Micco, mentre i De Martino spadroneggiavano tra le strade del quartiere, ostentando la loro egemonia sui social, come dimostrano i video pubblicati su tiktok da Giusepe De Martino, mentre sfrecciava a bordo di auto di grossa cilindrata nei fortini dei clan storicamente ostili, come i D’Amico del Conocal e i De Luca Bossa del Lotto O.
Una condizione durata pochissimo tempo: l’8 agosto sono infatti scattate le manette per i fratelli Giuseppe e Salvatore De Martino e altri affiliati al clan De Micco-Aprea-Mazzarella, accusati di una tentata estorsione ai danni di un ristoratore di Volla. Un blitz che ha spalancato nuovamente le porte del carcere a Giuseppe De Martino dopo appena sei mesi trascorsi a Ponticelli. Privato delle pedine più importanti e con il conto in sospeso scaturito dall’agguato a Naturale ancora da saldare, il ras Francesco De Martino si è visto nuovamente costretto a sottostare alle imposizioni dei De Micco che dal loro canto hanno dato priorità agli affari, sforzandosi di preservare un equilibrio imposto dalle circostanze. Consapevoli che vendicando l’agguato che aveva ridotto in fin di vita Naturale rischiavano di indurre il killer Antonio De Martino a lasciarsi accarezzare dall’idea di collaborare con la giustizia, i De Micco hanno desistito, pur ridimensionando notevolmente il potere d’azione degli “XX”, ai quali veniva consentito di gestire gli affari illeciti nel rione Fiat e di rifornire le piazze di hashish del quartiere e null’altro, ma soprattutto provvedendo al mantenimento dei tre fratelli De Martino detenuti, garantendo un sussidio mensile di duemila euro.
In questo clima si è consumato il calvario dell’ex fidanzata di Salvatore De Martino con il quale aveva avuto una bambina. Proprio la piccola era finita nel mirino dei nonni paterni che andavano a prelevare la nipote dalla casa materna scortati da uomini armati, consapevoli di essere oggetto di possibili agguati. Un’escalation di minacce, pestaggi e pretese culminati nella denuncia che ha fatto scattare le manette per Francesco De Martino e sua moglie Carmela Ricci e per gli altri affiliati che li hanno supportati in quelle inquietanti crociate che miravano perfino a consentire ai nonni di ottenere l’affidamento della bambina raggirando la legge. Il boss e i suoi ultimi fedelissimi seguaci rimasti in libertà, non sono finiti in carcere pe fatti di camorra, ma per l’incubo che hanno riversato nella vita dell’ex compagna di Salvatore De Martino e dei suoi genitori.
Un blitz che ha inflitto un colpo durissimo al clan De Martino, probabilmente quello che si rivelerà decisivo per sancire l’uscita di scena degli “XX” dallo scacchiere camorristico ponticellese. Una consapevolezza palesata fin da subito dagli arrestati che hanno affidato ad alcune parenti la loro replica, servendosi dei social per indirizzare minacce esplicite alla donna che con la sua denuncia ha determinato quegli arresti. Un ultimo, disperato tentativo di far leva sul fattore paura per sperare in un improbabile dietrofront della parte lesa, ma anche un colpo di coda necessario per ostentare la ferma intenzione di continuare a servire il credo camorristico. Un atto, quest’ultimo, necessario non solo per seguitare ad ostentare lo status malavitoso, dentro e fuori dal carcere, ma soprattutto per conferire una certa garanzia al clan De Micco.
Nel frattempo, i reduci del clan “XX” sono quasi tutti dirottati alla corte dei De Micco. Particolarmente indicativo il cambio di casacca dell’emissario dei De Martino storicamente dedito alla riscossione delle tangenti tra i commercianti del rione Incis che nei giorni successivi al blitz ha già provveduto a compiere il giro delle estorsioni di ferragosto per conto dei De Micco, lanciando così un segnale forte e inequivocabile.
Allo stato attuale, la gestione dei magri affari dei De Martino sarebbe affidata a una donna che dispone del supporto di poche, pochissime pedine rimaste fedeli al clan, mentre i rapporti tra i De Martino detenuti e i De Micco sarebbero sempre più tesi. I De Micco sarebbero restii ad interagire con la controparte, temendo che gli “XX” possano “parlare troppo” con gli inquirenti sperando di alleggerire la loro posizione. Un timore supportato da quanto accaduto in passato, quando Francesco De Martino, durante la detenzione, aveva beneficiato della legge 58 ter, la quale prevede che i limiti di pena non vengano applicati a coloro che, anche dopo la condanna, si sono adoperati per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori ovvero hanno aiutato concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella raccolta di elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l’individuazione o la cattura degli autori dei reati. Proprio per questo motivo, nell’estate del 2018, aveva beneficiato di un permesso premio che utilizzò per inasprire le ostilità con i clan alleati di Napoli est.
Il riesame ha confermato appieno le accuse a carico di Francesco De Martino e degli altri arrestati e seppure questi ultimi siano intenzionati a contestare il verdetto puntando tutto sull’appello, sembra davvero improbabile che possa sopraggiungere qualche elemento utile a ribaltare la situazione per quanto schiaccianti siano le prove a loro carico. Soprattutto per questo motivo i De Micco temono un possibile pentimento e pertanto starebbero prendendo le distanze dagli ex alleati con i quali i rapporti non sono mai stati idilliaci. Dal loro canto, i De Martino sanno che potrebbero sopraggiungere nuove ordinanze di custodia cautelare che andrebbero ad aggravare la loro posizione, di per sé già compromessa. Uno scenario che oggettivamente tratteggia degli equilibri precari ed incerti e che ben si presta a qualsiasi ipotesi.