Nel primo pomeriggio dello scorso 31 luglio, la quiete degli abitanti di via Luigi Franciosa a Ponticelli è stata bruscamente interrotta da almeno un paio di boati, seguiti da un incendio nel vicino Parco De Simone.
A fuoco sterpaglie e aree verdi in diverse zone del parco, un fatto che supporta la ricostruzione segnalata alla redazione del nostro giornale da alcuni abitanti degli edifici di edilizia popolare di via Franciosa, secondo i quali le fiamme sarebbero scaturite dall’esplosione di almeno un paio di ordigni e per questo hanno udito nitidamente le forti detonazioni.
Il raid è avvenuto intorno alle 15, quando le strade e il parco pubblico sono deserti, motivo per il quale i fragorosi boati sono stati uditi chiaramente e hanno destato non poco allarmismo tra i residenti in zona che hanno tempestivamente allertato i vigili del fuoco, non appena hanno visto le fiamme divorare le aree verdi e le sterpaglie del vicino parco.
Dal tramonto fino a notte fonda, da diverso tempo, il parco De Simone ospitava una piazza di droga che ha attirato l’attenzione dei residenti, non solo per gli schiamazzi che si susseguivano quasi fino all’alba, ma anche per il degrado che la presenza di tossici e di consumatori abituali di stupefacenti ha concorso ad accrescere in una delle poche aree verdi del quartiere, ben presto diventata impraticabile per famiglie e bambini, costretti a cedere il posto a un gruppo di giovanissimi, molti dei quali ancora minorenni, che allo stato attuale rappresenterebbero lo zoccolo duro di quello che resta del clan Casella. Ragazzini imparentati con le figure apicali del clan attualmente in carcere, affiancati da un gruppo di coetanei: questo l’identikit dei gestori del business della droga in quella sede, dediti alla gestione e alla vendita di stupefacenti con il beneplacito delle donne di casa, altresì impegnate a far quadrare le finanze del clan che attualmente attraversano un momento di oggettiva difficoltà, in virtù del vortice di arresti e condanne che ha travolto il cartello camorristico costituito dai vecchi clan dell’ala orientale di Napoli di cui i Casella erano parte integrante.
Inoltre, i rapporti tra i De Micco e i Casella non sono mai stati idilliaci. Rancori, contrasti, vendette, ripicche sono solo alcuni degli ingredienti che condiscono le ostilità che nel corso degli anni si sono avvicendate tra le parti. Non a caso, ai residenti in zona non è sfuggito di certo un dettaglio tutt’altro che trascurabile: dopo quegli incendi, l’attività di spaccio nel parco De Simone è cessata.
In sostanza, mettendo insieme i pezzi, l’ipotesi più plausibile sembra quella del raid a scopo intimidatorio, inscenato nel primo pomeriggio, quindi nel momento di massima quiete, per chiudere quella piazza di droga.
Negli ultimi tempi, complici anche le temperature proibitive, durante le ore notturne, il business della droga radicato nel Parco De Simone stava attirando un discreto numero di clienti che inoltre lì potevano anche beneficiare del vantaggio di godere di un posto discreto e isolato dove consumare gli stupefacenti acquistati. Un fatto che può aver indispettito i competitor, basta dare un’occhiata alla cartina geografica per comprenderne le ragioni. Corso Ponticelli, viale Margherita, il cosiddetto “stretto”: sono tutte strade limitrofe che accolgono le piazze di spaccio gestite dai giovanissimi dei De Micco, molte delle quali aperte di recente per garantire una fonte di guadagno autonoma agli affiliati ai quali non viene più riconosciuta “la vecchia mesata”, dandogli però la possibilità di tenere per sé i proventi delle attività illecite gestite. Una nuova politica che garantisce agli affiliati una possibilità di guadagno direttamente proporzionale alle loro capacità criminali e che giustifica il boom di piazze di droga che si registra tra le strade del quartiere negli ultimi mesi e che ha visto pusher e acquirenti appropriarsi anche delle strade e dei contesti storicamente estranei a quel tipo di dinamiche, proprio in virtù della crescente necessità delle nuove leve del clan di trarre ingenti guadagni.
Motivo per il quale, i residenti in zona sono sicuri che dietro il recente raid incendiario nel parco De Simone che ha di fatto portato alla chiusura di quella piazza di droga, ci sia un disegno ben chiaro e finalizzato proprio a centrare quell’obiettivo.