L’omicidio di Mario Barometro, il 59enne agente della Polizia Municipale ucciso in un agguato di camorra a Ponticelli, la sera dell’otto marzo del 2016, potrebbe collocarsi in uno scenario ben diverso rispetto a quello che, fin da subito, aleggiava sul suo cadavere. Complice un legame noto e borderline con i fratelli Sarno, in particolare con Giuseppe alias Peppe ‘o mussillo, l’omicidio di Barometro è maturato proprio mentre erano in corso una serie di vendette trasversali finalizzate a “punire” i fratelli Sarno, all’indomani delle condanne definitive incassate dagli autori della “strage del bar Sayonara” per effetto delle dichiarazioni rese alla magistratura dagli ex boss di Ponticelli.
Poche ore prima dell’omicidio del vigile urbano in servizio presso l’ex caserma Garibaldi, negli uffici del giudice di pace di via Foria, era stato assassinato Giovanni Sarno, fratello disabile e con problemi di alcolismo degli ex leader della camorra ponticellese. Un mese prima anche Mario Volpicelli, 52enne commesso in una merceria e cognato dei Sarno fu assassinato mentre percorreva la strada di casa, al termine dell’ennesima giornata di lavoro, seppure estraneo alle dinamiche camorristiche. Volpicelli fu ucciso in quanto cognato dei Sarno per compiere una vendetta trasversale.
Alla luce del quadro in cui si incastonava l’omicidio di Mario Barometro, tutto lasciava presagire che si trattasse dell’ennesima vendetta compiuta per “punire” i Sarno andando a colpire un soggetto che veniva riconosciuto come “notoriamente in affari” con gli ex boss del quartiere dove aveva prestato servizio per molti anni, prima di essere dislocato nel cuore della città di Napoli. Proprio a Ponticelli i killer sono entrati in azione per ucciderlo mentre era fermo davanti a una cremeria in via Fratelli Grimm. Almeno cinque i colpi sparati, tre dei quali lo hanno raggiunto all’addome. Inutile la corsa al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania, il vigile urbano morì poco dopo l’arrivo al nosocomio.
Era una figura controversa, Mario Barometro, avvezzo ad avviare affari e trattative torbide: dalla compravendita di auto e moto, case e terreni, ma soprattutto era indagato per estorsione dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il suo nome figurava in un’inchiesta finalizzata a far luce sugli affari di un gruppo legato al clan Mallardo della zona di Giugliano per un’estorsione a un imprenditore di Villaricca operante nel settore della vigilanza. Proprio pochi giorni prima che venisse ammazzato, Manlio Barometro aveva ricevuto la notifica dell’avviso di conclusione indagine della pm Maria Cristina Ribera della Dda di Napoli sulla vicenda in cui veniva indicato come taglieggiatore del clan. Ad amici e parenti dichiarava di sentirsi tranquillo e forniva ampie rassicurazioni circa il fatto che avrebbe chiarito la sua posizione e le accuse a suo carico sarebbero decadute.
All’indomani del suo omicidio, la Polizia Municipale di Napoli prese subito le distanze dalla figura di Barometro precisando che il vigile urbano era già sotto indagine da qualche tempo, su di lui era stata avviata una procedura interna di cui era stata informata anche la polizia. Eppure “Mariolino”, come veniva chiamato tra le strade di Ponticelli, era sicuro di uscirne pulito. Così come era sicuro di poter frequentare il quartiere senza incorrere in nessun pericolo.
Oggi, a distanza di più di otto anni, si delinea uno scenario più nitido intorno all’omicidio di Mario Barometro.
Il vigile entrò in società con il proprietario di una sala scommesse tra Cercola e Ponticelli: i De Micco gli avrebbero imposto di pagare una tangente di 10mila euro, ma lui rifiutò.
Motivo per il quale, i killer del clan entrarono in azione per ucciderlo, come fecero già pochi mesi prima per regolare lo stesso conto in sospeso con Annunziata D’Amico, la reggente del clan D’Amico del Conocal e come faranno pochi mesi dopo per la stessa ragione quando uccideranno il luogotenente dei De Luca Bossa Salvatore Solla. La donna-boss e il fedelissimo della cosca del Lotto O pagarono con la vita il diniego di corrispondere una tangente ai De Micco sui proventi delle piazze di droga che gestivano nei rioni di loro pertinenza.
Un’esecuzione voluta per mostrare il volto cinico e sfrontato del clan, tutt’altro che intenzionato a perdere credibilità e soprattutto per lanciare un monito inequivocabile agli altri soggetti intenzionati a sfidare l’egemonia dei De Micco, rifiutandosi di accondiscendere alle loro imposizioni.
In quest’ottica si collocherebbe anche l’omicidio di Barometro che sarebbe stato compiuto da uno dei giovani più motivati della batteria di fuoco del clan De Micco dell’epoca: Flavio Salzano. Tanti gli elementi che negli ambienti malavitosi fanno ricadere i sospetti su di lui, indicandolo come l’esecutore materiale di un omicidio inizialmente collocato nel vortice di vendetta azionato dagli ex Sarno e che invece s’incastona nella collezione di delitti eccellenti compiuti dai soldati dei De Micco per consacrare l’egemonia del clan tra le strade di Ponticelli.