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Sequestri di persona e minacce di morte in videochiamata: ecco come i De Luca Bossa praticavano le estorsioni

Luciana Esposito di Luciana Esposito
29 Ottobre, 2020
in Cronaca, In evidenza
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Sequestri di persona e minacce di morte in videochiamata: ecco come i De Luca Bossa praticavano le estorsioni

Giuseppe De Luca Bossa e Umberto De Luca Bossa

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Giuseppe De Luca Bossa e Umberto De Luca Bossa
Giuseppe De Luca Bossa e Umberto De Luca Bossa

I De Luca Bossa si sono serviti di metodiche a dir poco violente per portare a compimento le estorsioni perpetrate ai danni di commercianti e non solo. Nel mirino della cosca del Lotto O di Ponticelli sono finite anche le famiglie che vivono negli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Napoli, oltre che alcuni fiancheggiatori del “sistema” operanti nel confinante comune di Cercola.

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Il metodo praticato dal boss Umberto De Luca Bossa, primogenito del boss ergastolano Tonino ‘o sicco e da suo zio Giuseppe per indurre a pagare le persone finite nel loro mirino, era ben consolidato e prevedeva una serie di azioni efferate.

Un copione tanto cruento quanto ben definito che si è ripetuto in plurime circostanze.

In molti casi, le persone avvicinate dai ras di Ponticelli erano “amici”, “conoscenti” con i quali intrattenevano anche rapporti conviviali e che, per questo, venivano colti alla sprovvista quando il boss del Lotto O e suo zio gli intimavano di elargire denaro nelle casse del clan.

Nessuna esenzione, nessuna politica restrittiva, il secondo mandato del clan De Luca Bossa a Ponticelli ha delineato un’era camorristica segnata solo ed esclusivamente da estorsioni a tappeto. 

Diversi gli episodi intercettati dagli inquirenti, nei quali un’inquietante costante si ripete puntualmente: i De Luca Bossa sequestravano parenti delle vittime del ricatto estorsivo, li costringevano ad inginocchiarsi e gli puntavano la pistola in testa, mentre in videochiamata, la persona taglieggiata assisteva impotente alla scena, sentendosi ribadire l’invito a sborsare la cifra richiesta, se teneva alla vita del congiunto finito nel mirino del clan. 

Con questo modus operandi, la cosca del Lotto O avrebbe convinto i commercianti ricattati a pagare, non prima di aver esasperato quella richiesta a suon di raid intimidatori: ordigni, minacce.

Con questa strategia i De Luca Bossa hanno seminato un clima di autentico terrore tra le strade di Ponticelli, ampliando il loro raggio d’azione fino al limitrofo comune di Cercola. 

Nella rete del clan, infatti, sarebbe finito anche un noto trafficante di droga attivo nel confinante comune di Cercola e notoriamente dedito a curare il business dello spaccio per conto proprio, senza invischiarsi nelle vicende camorristiche del quartiere e che ha sempre goduto del beneplacito delle organizzazioni che si sono alternate nel controllo delle attività illecite della zona.
Fino all’avvento dei De Luca Bossa: malgrado i buoni rapporti che intercorrevano tra le due parti, il ras cercolese ha incassato, con non poco stupore, una richiesta estorsiva di 5.000 euro per continuare a svolgere indisturbato l’attività di spaccio in quella che è sempre stata “la sua zona”.
In seguito al diniego di quest’ultimo di corrispondere agli “amici” del Lotto O quella somma, il fratello si sarebbe offerto di fungere da tramite tra le parti per sedare sul nascere i dissapori che erano nati con i De Luca Bossa. Ricevuto da Umberto e Giuseppe De Luca Bossa, l’uomo sarebbe stato costretto a videochiamare il fratello che in diretta ha assistito all’inquietante scena che i ras del Lotto O hanno puntualmente proposto alle persone oggetto del ricatto estorsivo: con il fratello inginocchiato davanti ai boss di Ponticelli che gli puntavano una pistola puntata alla testa, i De Luca Bossa gli hanno chiesto di andargli a portare la somma di denato che gli avevano imposto, se voleva salvare la vita a suo fratello.

Un clan esclusivamente dedito alle estorsioni, completamente avulso dalle dinamiche malavitose in continua evoluzione, in primis le frizioni che si registravano su più fronti da parte di nuovi focolai camorristici che scalpitavano per rivendicare velleità e pretese: i De Luca Bossa hanno trascorso l’intero periodo in cui sono riusciti ad imporre la propria egemonia a Ponticelli solo ed esclusivamente per mettere a segno estorsioni con questo metodo mafioso, senza riconoscere l’immunità a nessuno, meno che mai agli “amici”.

In virtù del principio “chi t’ sape, t’ arap'” – letteralmente “chi ti conosce, ti apre” ovvero “le persone più fidate sono quelle che ti pugnalano alle spalle” – i De Luca Bossa hanno utilizzato tutte le informazioni in loro possesso per centrare il loro unico obiettivo: rifocillare le casse del clan. 

In quest’ottica, anche compagni di lauti banchetti, persone addentrate in piccoli business illeciti e in attività illegali marginali, hanno subito ricatti estorsivi dai De Luca Bossa, talvolta perfino all’indomani di serata trascorse insieme al ristorante a bere e brindare, gustando portare costose e succulente.

Una pratica estorsiva che ha effettivamente fruttato introiti consistenti per la cosca del Lotto O che ha imposto il pedaggio di cifre che oscillavano tra i 5.000 e i 50.000 euro e che ha visto finire nella rete del clan le più disparate categorie, tutte costrette a vivere momenti di legittimo terrore.

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