L’omicidio di Carmine D’Onofrio, il 23enne figlio illegittimo del ras Giuseppe De Luca Bossa, rappresenta solo l’ultimo, eclatante sussulto camorristico avvenuto a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dove da ormai un anno impazza una guerra tra clan per il controllo dei traffici illeciti.
Fin dall’estate scorsa, nel mirino dei De Micco, tornati alla ribalta contestualmente alla scarcerazione del boss Marco De Micco avvenuta a marzo del 2021, erano finiti i parenti di Luisa De Stefano, “La pazzignana” erede del clan di famiglia, in seguito all’arresto di suo marito Roberto Schisa, ex elemento di spicco del clan Sarno, condannato all’ergastolo per la strage del bar Sayonara.
Luisa De Stefano e il cartello camorristico da lei capeggiato, agli occhi dei De Micco, hanno una duplice colpa da espirare: in primis, l’atto di ribellione avviato proprio dalla De Stefano, poche ore dopo il blitz che fece scattare le manette per 23 elementi di spicco del clan dei “Bodo” – questo il soprannome degli affiliati al clan De Micco – e che decretò di fatto la fine della loro egemonia. Luisa De Stefano, non appena apprese la notizia degli arresti che indebolirono sensibilmente la cosca rivale, si recò al garage della famiglia De Micco – situato nei pressi della zona in cui è esploso un ordigno artigianale lo scorso 28 settembre – per esternare con fermezza ed irriverenza le ragioni che la spingevano a cessare di pagare il pizzo sulle piazze di spaccio gestite dal suo clan, in quanto non riconosceva più ai De Micco alcuna egemonia sul quartiere.
Un atto di sfida e di ribellione al quale i De Micco replicarono con una “stesa”, messa a segno dai giovani emissari del clan chiamati a preservare l’egemonia del clan e che poi sono confluiti nel clan De Martino.
Un botta e risposta che decretò l’immediato inizio delle ostilità tra i clan in lotta per il controllo del quartiere.
Inoltre, Luisa De Stefano è anche la madre di Tommaso Schisa, figura di spicco della malavita locale, diventato collaboratore di giustizia nell’estate del 2019. Un pentimento che ha scosso notevolmente gli ambienti camorristici, in quanto il primogenito della “pazzignana” era ben addentrato non solo nel contesto malavitoso di Napoli est, ma anche nelle dinamiche dell’entroterra vesuviano, in quanto legato sentimentalmente alla figlia del boss di Marigliano Luigi Esposito detto ‘o sciamarro.
Due macchie tutt’altro che sbiadite nella mente del cinico boss De Micco, tornato in libertà dopo circa 10 anni di detenzione e tornato a marcare la scena camorristica da leader, dopo un primo periodo trascorso a scrutare l’orizzonte, presumibilmente per tessere alleanze ed imbastire la strategia migliore per riappropriarsi del quartiere.
Un intento palesato soprattutto indirizzando una serie di minacce esplicite ai familiari della De Stefano.
Il primo, eclatante episodio si è verificato lo scorso giugno, quando all’uscita del cimitero di San Giovanni a Teduccio, dove la famiglia della “pazzignana” possiede una cappella privata, una delle sorelle De Stefano è stata avvicinata e minacciata da due individui che indossavano un casco integrale.
“Tua sorella ha fatto piangere tante persone. Adesso noi, facciamo piangere voi“: questo il monito rivolto alla donna che agli inquirenti ha spiegato che sarebbe stata vittima di un tentativo di rapina, seppure la minaccia si sia conclusa con l’invito di non recarsi più a San Giovanni a Teduccio. Non è da escludere che potrebbe esserci la firma dei Mazzarella su questo episodio. Il cartello composto dal clan della De Stefano e dai Minichini, De Luca Bossa, negli anni in cui riuscì ad imporsi a Ponticelli, fornì anche appoggio ai Rinaldi nell’eterna guerra contro i Mazzarella che adesso potrebbero analogamente bramare vendetta.
Le “scese” di De Micco, in sella ad una moto, nel Rione De Gasperi, fortino del clan delle “Pazzignane”, poi seguite da passeggiate a piedi, in compagnia di sua moglie, per non attirare troppa attenzione, senza però rinunciare all’intento di pressare la famiglia della De Stefano, rappresentano altri segnali eloquenti che lasciano presagire che nel mirino dei killer del clan De Micco non ci sono solo i De Luca Bossa.
In particolare, diverse incursioni armate, da parte di soggetti con il volto trafugato da caschi integrali, si sarebbero registrate nello stesso periodo, ancora una volta nel Rione De Gasperi. A finire nel mirino della squadriglia armata, l’abitazione della sorella della De Stefano che da tempo immemore gestisce una piazza di spaccio nell’isolato 10. Uno dei suoi figli, nonchè pupillo di Tommaso Schisa, in più di un’occasione sarebbe stato inseguito da uomini armati.
Un escalation di violenza che all’indomani dell’omicidio di Carmine D’Onofrio ha rilanciato l’allarme per i parenti della De Stefano, sempre più stretti nella morsa del terrore e rintanati nelle loro case, perchè animati dalla consapevolezza che il prossimo bersaglio da stanare per i killer del clan De Micco potrebbe essere uno di loro.