Si chiama Luigi Amitrano, come il cugino che morì nell’attentato con autobomba architettato da Antonio De Luca Bossa nel 1998, l’uomo gambizzato intorno alle 13.30 di giovedì 10 novembre a Ponticelli.
Un colpo di pistola ha raggiunto Amitrano alla gamba destra nei pressi della Basilica della Madonna della Neve, sul corso Ponticelli, mentre i bambini dell’Istituto comprensivo Toti-Borsi-Giurleo che si trova nella vicina piazza Vincenzo Aprea, si accingevano ad uscire dalla scuola. Un agguato che ha seminato il panico tra i genitori che hanno cercato riparo all’interno dell’istituto scolastico. Il 48enne si è accasciato al suolo ed è stato soccorso da una pattuglia della polizia di Stato del locale commissariato che transitava in zona. Gli agenti hanno poi allertato il 118 e Amitrano è stato trasportato in ospedale.
Porta lo stesso nome di quel cugino morto per mano dei De Luca Bossa, nell’ambito dell’agguato che Tonino ‘o sicco aveva architettato per uccidere Vincenzo Sarno e che invece costò la vita solo all’autista e nipote del boss, Luigi Amitrano. L’ordigno piazzato nel ruotino di scorta dell’auto guidata da Amitrano doveva esplodere il giorno seguente, quando avrebbe accompagnato lo zio, sottoposto all’obbligo di firma, al commissariato di Ponticelli, come accadeva tutte le domeniche e invece, complice il dissesto del manto stradale, l’auto esplose mentre il giovane Amitrano percorreva da solo via Argine mentre era diretto a casa, nel rione De Gasperi, il bunker dei Sarno, al termine di una giornata trascorsa al capezzale della figlia di quattro anni ricoverata all’ospedale Santobono di Napoli.
Luigi Amitrano, il 48enne gambizzato lo scorso 10 novembre, è il nipote dei fratelli Sarno, ex boss di Ponticelli, oggi collaboratori di giustizia, ma è anche il fratello della dark lady che gestisce la compravendita delle “case murate” nel Rione De Gasperi e di Domenico Amitrano che in un passato recente ha stipulato una chiacchieratissima alleanza con gli eredi del clan De Luca Bossa, il clan responsabile della morte di suo cugino.
Tuttavia, Luigi Amitrano, omonimo del cugino vittima dell’autobomba di via Argine, non risulta invischiato negli affari gestiti dai suoi familiari, ma i suoi rapporti con gli ambienti malavitosi sarebbero circoscritti al business dello spaccio di stupefacenti. Ad onor del vero, proprio in piazza Aprea, il luogo in cui è stato raggiunto dal sicario che lo ha gambizzato, imperversa una delle piazze di hashish più longeve del quartiere, attiva fin dall’era dei Sarno. Uno scenario che lascia ipotizzare che possa essersi trattato di un avvertimento per il mancato pagamento della tangente da corrispondere sui traffici illeciti o che quel proiettile sia stato esploso per regolare quel genere di conti che nel gergo della malavita si chiudono impugnando le armi.
Del resto, lo scorso 17 gennaio, la sorella di Luigi Amitrano, insieme al marito, fu vittima di un brutale pestaggi oche si consumò in strada, sotto gli occhi attoniti di numerosi passanti.
Secondo quanto riferito da diversi testimoni oculari, i due sono stati selvaggiamente picchiati da un gruppo di persone con il volto coperto da passamontagna. Una vera e propria spedizione punitiva, compiuta in pieno giorno. In quel momento storico, il quartiere era controllato in maniera capillare dai De Micco, sotto le direttive del boss Marco De Micco. Se nelle fasi successive all’arresto di quest’ultimo gli eredi del suo clan sono rimasti a guardare studiando tempi e strategie, adesso stanno palesando un approccio ben più sfrontato e risoluto, marcando il territorio in maniera mirata e temibile, probabilmente a caccia del prossimo bersaglio da colpire per riaffermare con veemenza e ferocia la propria egemonia. In perfetto “stile Bodo”.