Il decreto del ministro Alfano, volto a snaturare la laicità della figura di San Gennaro attraverso la consegna dei “simboli e beni materiali” appartenenti al santo patrono nelle mani della Curia, ha innescato un’autentica bomba.
Il decreto del Viminale potrebbe provocare la modifica dei criteri di nomina della Deputazione di San Gennaro, da sempre organismo laico e, da statuto, guidato dal sindaco della città di Napoli. Una modifica che comporterebbe l’ingresso di componenti di nomina della Curia napoletana.
Non ci stanno i napoletani ed innumerevoli personalità politiche e non solo hanno espresso il loro disappunto in merito a tale provvedimento.
In quest’ottica si collocano le dichiarazioni del sindaco di Napoli Luigi de Magistris: «Nelle prossime ore mi impegnerò per fare i necessari passi giuridici, amministrativi e istituzionali affinché non ci siano strappi ma affinché si continui a lavorare per aprire una nuova fase, ma senza snaturare la storia che ci ha consegnato San Gennaro». Il sindaco ha, inoltre, sottolineato che la questione è «giuridicamente controversa» e di averne già parlato con il prefetto di Napoli Gerarda Pantalone, si è detto «contrario» rispetto alla strada intrapresa e indicata dal decreto del Viminale perché, ha spiegato, «si deve trovare una formula che non vada a turbare equilibri consolidati. Penso che si debba lavorare per la scrittura di un nuovo statuto, che una nuova fase si debba necessariamente aprire, ma senza che si vada a snaturare la storia ci ha consegnato il nostro Santo Patrono che mi pare porti bene».
Anche Vittorio Sgarbi, storico dell’arte e polemista è intervenuto sulla vicenda: «Ho visitato spesso il museo di san Gennaro voluto dalla Deputazione e sono sempre rimasto ammirato. – ha dichiarato Sgarbi – È un esempio di buona gestione che va mantenuta e non alterata. Le mostre sono di un livello tale che documentano una struttura che funziona in una città dove sembra non funzionare nulla. Capirei se il ministero volesse correre ai ripari in caso di inadempienze, ma qui si tratta di un atto d’imperio in nome di un principio astratto».
Sulla stessa lunghezza d’onda il filosofo Aldo Masullo, qualche anno fa insignito del premio San Gennaro, che insiste come sia sempre necessario tenere distinto il potere laico da quello religioso. «Ma questo è un caso che ha il sapore di diatribe di altri secoli» spiega. «Oggi non sarebbe concepibile che un miracolo religioso o un edificio sacro in cui la Curia fosse estranea. Il ministero è stato comunque imprudente, perché nella natura della Deputazione si intrecciano tradizioni, usi e diritti consolidati. Chi ha alte responsabilità dovrebbe essere cauto, per non interferire facendo prevalere la forza. Ma in tutta la faccenda c’è un elemento bello e simpatico ed è il contratto sottoscritto tra la città e il santo, davanti a un notaio, una procedura già sorpassata nel Cinquecento e che sa molto di medioevo. È un paradosso che esprime una visione del mondo molto lontana dal nostro, ma che non può essere adeguata a norme costrittive».