Su social network basati sulla condivisione di foto e video come Instagram e TikTok è esperienza comune imbattersi in bambine e bambini a volte anche molto piccoli. Addirittura esistono interi profili o trend basati sul loro coinvolgimento da parte dei genitori, che puntano sul fatto che i bambini sono solitamente soggetti che ricevono molti apprezzamenti e visualizzazioni per aumentare la propria visibilità online e, nei casi di profili di maggiore successo, incrementare i guadagni.
Non solo Fedez e Chiara Ferragni. Circa un anno fa è diventato virale su TikTok il profilo di un negozio napoletano di vestiti per bambini in cui la titolare faceva fare la modella alla figlia di 10 anni. In generale, sui social è possibile visionare tantissimi video di bambini che dicono o fanno cose buffe, spesso molto spinti dagli algoritmi delle piattaforme.
L’utilizzo di immagini di minori sui social a scopo commerciale non è regolamentato in Italia, tuttavia la sensibilità rispetto ai rischi di questo tipo di condivisione si è molto diffusa ed è diventato abbastanza comune vedere sui social foto di bambini ritoccate grossolanamente con emoji o bollini colorati in corrispondenza delle facce. Il risultato appare in alcuni casi un po’ goffo, ma è una delle soluzioni che vengono raccomandate dagli esperti di questi temi per proteggere la privacy di bambine e bambini nel caso in cui si voglia comunque pubblicarne le foto. Tra i consigli pubblicati dal Garante della privacy si legge: «rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per “pixellare” i volti)» o «coprire semplicemente i volti con una “faccina” emoticon».
I rischi di divulgare dati personali e sensibili dei propri figli minori sono di vari tipi. In primis, una violazione della privacy, che è un diritto sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dal GDPR (il regolamento europeo sulla protezione dei dati. Pubblicando video e foto si perde di fatto il controllo sulle informazioni che contengono: non solo l’aspetto del bambino, ma anche per esempio il luogo in cui si trovava in un determinato giorno.
Un altro rischio è quello che le foto e i video pubblicati online dai genitori possano diventare un problema per i bambini da adulti, anche se è ancora presto per sapere se e come questo avverrà visto che appunto i social si sono davvero diffusi da meno di quindici anni, almeno in Italia. Si crea un’identità digitale a cui il bambino non contribuisce e questo ha effetti concreti considerato quanto a lungo i contenuti restano online.
A questo si aggiungono le possibili ripercussioni psicologiche legate alla ricerca di un sorta di “consenso pubblico”: i bambini cominciano a fare i conti da piccoli col fatto di essere esposti al giudizio e ai “mi piace” degli altri, e questo interagisce con la formazione della personalità e della propria immagine pubblica. Infine non è da escludere la possibilità che anche le immagini più innocue vengano usate o manipolate per costruire materiali pedopornografici, o vengano usate all’interno di piani di adescamento online.
La questione non riguarda solo influencer e creator, cioè le persone che lavorano con i propri canali social o che vogliono provare a farlo. Il discorso sui rischi legati al fatto di rendere pubbliche foto e video di minori vale infatti anche per chi ha profili personali seguiti solo da conoscenti, o per chi divulga questi materiali sulle chat private di WhatsApp, per esempio. Per il primo caso negli ultimi anni si è diffusa maggiore consapevolezza dei possibili rischi, mentre per quanto riguarda le chat private c’è ancora una generale convinzione che garantiscano protezione e controllo dei dati personali.
In Italia non esiste una legge che dica ai genitori se e come possono pubblicare online le foto dei figli, e la scelta viene lasciata ai singoli. Le linee guida istituzionali e gli esperti che si occupano del tema insistono soprattutto sull’importanza di rendere i genitori consapevoli dei possibili rischi a cui vanno incontro.