Nel corso della mattinata odierna, martedì 1 giugno, nel comune napoletano di Casoria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura partenopea nei confronti di due soggetti: Ciro Sannino, gravemente indiziato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e Tommaso Russo, gravemente indiziato di due episodi estorsivi aggravati dal metodo mafioso, oltre a un omicidio e un tentato omicidio, nonché dell’omicidio del 19enne Antimo Giarnieri e del tentato omicidio di un soggetto minorenne (C.S.) , rimasto ferito al fianco sinistro nell’ambito del medesimo agguato.
Un duplice agguato avvenuto a luglio del 202o a Casoria, in III Traversa di Via Castagna, comunemente nota come “Parco Smeraldo” e, sin dalle prime attività investigative, la vicenda ha lasciato pochi dubbi in merito alle modalità mafiose che lo hanno contraddistinto.
Quella sera, difatti, il killer sceso da una vettura guidata da una persona tuttora ignota, esplodeva all’indirizzo di un gruppo di persone presenti sul posto 8 colpi di pistola calibro 7.65, di cui 4 hanno colpito il 19enne provocandone la morte, mentre un altro colpo ferì il minorenne C.S., scampato fortuitamente alla morte.
Le indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e coordinate dalla D.D.A. di Napoli hanno permesso di accertare che il reale obiettivo del killer fosse un altro soggetto fatalmente scambiato per l’incensurato Giarnieri, risultato invece estraneo a dinamiche delinquenziali.
Il grave fatto di sangue, secondo gli elementi raccolti, va inquadrato in una violenta contrapposizione tra fazioni della criminalità organizzata in lotta per il controllo della piazza di spaccio del “Parco Smeraldo”, luogo in cui si è consumato il delitto.
In particolare a Tommaso Russo, accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio del 19enne, secondo quanto emerso dalle attività investigative, viene contestata l’aggravante del metodo mafioso, in quanto avrebbe agito per agevolare l’attività e gli scopi criminali del gruppo camorristico di cui è referente territoriale Barbato Salvatore alias “Totore O’ Can”, elemento contiguo al clan “Moccia” e allo stato detenuto per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonchè allo scopo di affermare il controllo di quest’ultimo sul territorio.
Nel corso delle attività investigative sono stati inoltre contestati ai due soggetti arrestati, due episodi di natura estorsiva, di cui uno tentato e uno consumato, ai danni di due spacciatori del luogo che, per poter continuare nella loro illecita attività di spaccio, erano costretti a versare una quota imposta dal clan, altro elemento sintomatico della volontà di imporre un controllo capillare del territorio attraverso il cd racket sull’attività di spaccio.
La violenza e la ferocia mostrata da Russo Tommaso si palesa poi nella circostanza da cui risulta che il Russo, in uno degli episodi contestatigli, strappava parte del padiglione auricolare ad una vittima minacciandolo “di fare il bravo, perché ora ci siamo io e Totore O’Cane”.
Nella seconda estorsione poi Russo Tommaso e Sannino Ciro si facevano consegnare la somma di 500 €, quale quota mensile imposta dal clan, da un soggetto ristretto agli arresti domiciliari ricorrendo anche a violenza fisica per costringerlo a consegnare il denaro, il tutto dinanzi alla moglie della vittima, anch’essa aggredita brutalmente nel mentre cercava di reagire a difesa del marito.