Nel primo pomeriggio di lunedì 27 marzo è morto per cause ancora in corso di accertamento un bambino di 8 anni, figlio di un poliziotto. Era a scuola, all’istituto De Curtis di Sant’Antonio Abate, dove ha avvertito un malore mentre giocava a basket durante lezione di educazione fisica. L’ambulanza già medicalizzata è arrivata nel giro di pochi minuti: durante il tragitto verso l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia il medico è intervenuto con massaggio cardiaco, defibrillazione e terapia farmacologica di urgenza. Al pronto soccorso è stata effettuata una rianimazione cardio-polmonare ben oltre quanto previsto dalle linee guida (cioè 30 minuti). I tentativi sono andati avanti per un’ora e dieci, ma non c’è stato nulla da fare. Il cuore del piccolo non è mai ripartito. Il certificato di morte viene redatto per arresto cardiocircolatorio improvviso.
Pietro De Cicco, primario in medicina d’urgenza dell’ospedale ha dichiarato ai media: “Sul corpicino non abbiamo rilevato segni esterni di traumi. Abbiamo fatto l’impossibile per rianimarlo, c’erano otto medici al suo capezzale. Veder morire un bambino è qualcosa che ci lascia emotivamente distrutti. Due infermiere che hanno partecipato alla rianimazione, dopo la constatazione del decesso hanno pianto costernate. Solo l’autopsia, che immagino verrà disposta dall’autorità giudiziaria, potrà stabilire le cause del decesso. Mi sento, per la mia esperienza di sanitario, di poter escludere atti violenti. Non posso invece escludere la cosiddetta sindrome di Brugada, predisposizione genetica al rischio di aritmie del ventricolo che possono essere causa improvvisa di morte anche in pazienti giovanissimi che presentano un cuore strutturalmente sano”.