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Perché si vuole che il Sud rimanga indietro

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
28 Dicembre, 2014
in Da Sud a Sud
3
Perché si vuole che il Sud rimanga indietro
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Domande e risposte sul perché e a chi conviene che il “Sud” rimanga indietro.

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• 1) La dinastia dei Borbone, in particolare, Ferdinando II durante il suo regno, stava cercando di modernizzare il Paese, favorendo tra l’altro la nascita di un’industria manifatturiera con il protezionismo, strategia di politica industriale e di economia internazionale usata anche da altre economie in via di sviluppo quando cercano di aiutare l’industria interna (per poi aprirsi al commercio internazionale quando la stessa si sia consolidata): come l’unificazione politica dell’Italia ha fatto saltare tale politica industriale?

Risposta: La politica sabauda post-unitaria ha portato allo smantellato sistematico delle strutture industriali (o, se si vuole, protoindustriali del Regno): ne sono casi esemplari Pietrarsa, Mongiana, San Leucio, e così via, a totale vantaggio delle strutture industriali (o, anche qui, protoindustriali) padane. Esemplare fu il caso dell’Ansaldo, che, prima del 1860, contava la metà degli operai del “Real Opificio Borbonico di Pietrarsa”. Una relazione governativa ad hoc del luglio 1861 segnalò un eccesso di personale per lo stabilimento di Pietrarsa, che fu rapidamente smantellato, tutte le commesse fino a quel momento di appannaggio dell’opificio napoletano furono DIROTTATE all’Ansaldo che, “guarda caso”, nel 1862 raddoppiò il numero dei propri operai.
Ma non è tutto: il sistema-economico “Due Sicilie” era un sistema che funzionava (pur con tutte le sue sacche di arretratezza, presenti, del resto, ovunque – pensate, solo per fare un esempio, alle condizioni disumane dei protagonisti dei romanzi di un Dickens o di un Zola, in quelle che erano le maggiori potenze mondiali di allora…); ebbene quel sistema, quei rapporti commerciali, furono letteralmente demoliti per far posto ad un sistema imposto dal “Piemonte” ed ovviamente a suo totale vantaggio.

 

• 2) Cosa ha impedito realmente al Regno delle Due Sicilie di unificare la penisola italiana, visto che il primo sovrano a cui fu proposto dai patrioti risorgimentali fu proprio Ferdinando II di Borbone?

Risposta: Parafrasando Tomasi di Lampedusa: gli Stati non si fanno (e non si disfano) con una serie di “quarantottate”. I Savoia ebbero la fortuna e la furbizia di trovarsi “protettori” estremamente potenti: Francia e Inghilterra. Nel senso che i Savoia furono malleabili “pedine” degli interessi di Francia e Inghilterra, che intendevano scalzare (come fecero) l’Austria dalla posizione preminente nella Penisola e inserire la loro presenza. In particolare l’Inghilterra, allora prima superpotenza mondiale, già dal 1848 aveva intenzione di stabilire un protettorato sulla Sicilia, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, unitamente al controllo monopolistico delle miniere di zolfo siciliane che Ferdinando II aveva cercato di toglierle (la c.d. Sulphur war, cfr. Di Rienzo, Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee, 2012). Quando la Francia, con gli accordi di Plombières e la cosiddetta (impropriamente) “Seconda guerra di indipendenza” impresse un deciso abbrivio alla propria influenza nella Penisola, l’Inghilterra, per non lasciare alla “cordiale rivale” tutta l’iniziativa, entrò “a gamba tesa” nella politica della Penisola, dando un potente sostegno economico, politico (e militare) alle annessioni sia degli Stati centrali della Penisola, sia soprattutto all’eliminazione della dinastia borbonica, alleata di Austria e Russia (ma con una politica fortemente improntata all’indipendenza), e non “allineata” agli interessi di Francia e Inghilterra (gli stessi accordi di Plombières prevedevano la sistemazione sul trono di Napoli di un discendente di Murat). Tutto questo per dire che i cosiddetti “patrioti”, “liberali” e le forze “interne” (meno del 2% della popolazione) in realtà ebbero un ruolo marginale nella vicenda; furono semmai gli interessi delle “grandi potenze” (Francia e Inghilterra) a porre i Savoia (funzionali a questi interessi) sul trono del nuovo Stato. Prima di queste “manovre”, di questi “interessi” internazionali né Ferdinando II, né gli stessi Savoia avevano da soli la reale possibilità di operare una unificazione, men che mai se questa unificazione non avesse avuto il “placet” innanzitutto delle grandi potenze internazionali, una unificazione che doveva essere, tra l’altro, soprattutto di natura commerciale e di politica estera.

 

• 3) Chi ha veramente tradito la Dinastia dei Borbone? I militari? La borghesia? La nobiltà terriera? Il clero? O il popolino?

Risposta: Ciò che è venuto a mancare è stato il senso di “convenianza” nel restare col pio, giovane, “isolato” Francesco II. Mi spiego: oltre agli evidenti tradimenti di alcuni alti ufficiali, che passarono al nemico per denaro, altri passarono per puro calcolo per non trovarsi dalla parte del più debole (in quel momento Francesco II). I Savoia rassicurarono tutte le “classi” dominanti (militari, aristocrazia terriera, borghesia) che i loro interessi sarebbero stati tutelati, e tali interessi sarebbero stati tutelati solo, ovviamente, passando dalla parte del più forte (il Savoia, in quel momento, con Francia e Inghilterra alle spalle). Non è un caso che i fatti si svolsero subito dopo la strana morte (a soli 49 anni) dell’energico Ferdinando II…

 

• 4) Perché ancora oggi si vuole che il Sud sia povero?

Risposta: L’economia “liberista” di matrice “inglese” o anglo-americana, per funzionare ha bisogno di due elementi indispensabili: colui che produce e colui che acquista. Noi acquistiamo.
Noi acquistiamo il 94% dei prodotti al di fuori del “Sud”. Se producessimo diverremmo “concorrenti” di coloro che ci “vendono” i loro prodotti. In più, non essendo espressione di un forte potere economico-finaziario (non dimentichiamo mai il modo in cui il Palazzo ha tolto al “Sud” anche tutte le banche, non dimentichiamo i casi da Ventriglia a Fabbrocini e così via – tuttavia “l'”operazione è cominciata subito dopo l’unificazione), non riusciamo ad imporre una classe politica che faccia realmente gli interessi del Mezzogiorno a livello nazionale (e questo indipendentemente dal luogo di provenienza di questi politici); e non avendo forza d’urto territoriale, il “Sud” si prende anche l’altrui “munnezza” (nel senso più ampio del termine), che viene così smaltita a basso costo, permettendo di mantenere la “facciata” della legge dello Stato, che richiede un determinato trattamento dei rifiuti, e allo stesso tempo di “smaltire” economicamente quei rifiuti, permettendo alle miriadi di aziende padane (nerbo dell’economia italiana) di essere concorrenziali sul mercato e garantire più posti di lavoro. Più o meno la stessa cosa che ha fatto l’Inghilterra nei confronti delle colonie (con l’India in particolare), e che fanno tutt’oggi gli USA con l’America latina, a cui vendono i loro prodotti e in cui sversano i loro rifiuti…

 

• 5) Come spezzare il circuito vizioso che condanna il Sud ad essere una terra di mafie, sottosviluppo ed emigrazione?

Risposta: Il problema si riallaccia direttamente alla quarta risposta: mafia e camorra, da Garibaldi in poi, sono i principali interlocutori dello Stato italiano nel “Mezzogiorno”, garantiscono al “sistema-Italia” tre servizi estremamente importanti:

a) un pacchetto-voti che viene ripagato con i soliti vantaggi che tutti conosciamo…Notate bene che la Politica al “Sud” non esiste realmente: si tratta, quasi sempre, di politici “scelti” dai partiti, calati dall’alto, non in base all’interesse e alle esigenze del territorio, ma in base all’interesse e alle esigenze del partito stesso o addirittura a giochi di potere delle correnti interne ai partiti stessi. Prendete, per semplice esempio, il caso di Bassolino che era un dalemiano…<< Vuoi far politica, vuoi far carriera nel partito? Porta voti! >> E dove si trovano “facilmente” questi voti?…In cambio il politico (fintamente) locale avrà la provincia/regione/territorio da poter sfruttare in concomitanza con coloro che gli hanno “assicurato” voti…

b) smaltimento dei rifiuti a basso costo: le aziende “italiane” ringraziano…

c) la castrazione di qualsiasi intraprendenza economica di tipo medio-piccolo. Anche in questo caso le aziende medio-piccole italiane ringraziano… (per i motivi concorrenziali analizzati prima).
Non a caso prima dell’annessione la mafia non esisteva (cfr. Chinnici) e la camorra, da limitato fenomeno di delinquenza di strada, diventa, proprio “grazie” a Garibaldi, strumento politico. Il giuramento della ‘ndrangheta in nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora ci mostra ulteriormente come i cosiddetti “eroi” risorgimentali abbiano organizzato la delinquenza locale in strutture verticistiche a carattere militare per il controllo del territorio.

 

La soluzione? L’unica seria e fattibile che riesco a vedere è il “Comprare-Sud”. Solo così si può ridare ossigeno alla nostra terra, alla nostra economia, solo così possiamo avere una reale e positiva forza di “persuasione” nei confronti della Politica (cosiddetta) nazionale. Nella nostra attuale situazione siamo solo un bacino di voti da comprare, non vedo – tranne qualche ininfluente “Masaniello” locale – una vera Politica che faccia gli interessi del territorio. Anzi, il “napolitano” che fa carriera a livello “nazionale” deve quasi snapoletanizzarsi totalmente, abbracciare interessi e poteri (forti) che sono lontanissimi dal proprio territorio e sono sbilanciati verso l’asse Roma-Milano e la pianura padana, che, grazie ad un potere economico notevolmente superiore, riesce a produrre una “persuasione” nei confronti della politica e delle leggi da varare, molto, molto forte…E di tutto questo il cosiddetto risorgimento piemontese ne è l’emblematica rappresentazione e la principale base ideologica.

 

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