Molti conoscono la raccapricciante storia di Tieste, il personaggio dell’omonima tragedia di Seneca che fu indotto con l’inganno a mangiare la carne dei suoi stessi figli, uccisi e cucinati dal nemico Atreo.
La macabra sceneggiatura è stata applicata alla realtà dai militanti dell’Isis: una donna ha chiesto ai jiahisti che avevano preso in ostaggio suo figlio di poterlo vedere, e questi le hanno fatto mangiare la sua carne.
Benché anziana, la donna si era diretta al quartier generale Isis determinata a parlare con suo figlio, precedentemente catturato e portato a Mosul.
Una volta accolta la signora, i terroristi le avevano consigliato di rifocillarsi dopo il lungo viaggio affrontato, offrendole una tazza di tè e una pietanza a base di riso, carne e zuppa. La madre aveva pensato ad un’insolita gentilezza, senza immaginare che la carne nel piatto fosse il corpo di suo figlio fatto a pezzi.
Alla richiesta della donna di vedere il suo ragazzo, gli aguzzini risposero: “Lo hai appena mangiato”.
Bisogna, però, specificare che da Isis non sono ancora giunte rivendicazioni in questo senso
A raccontare la sconvolgente storia al quotidiano britannico “Sun” il 36enne Yasir Abdulla, residente in Inghilterra che di recente è tornato in Kurdistan -suo Paese d’origine- per combattere l’Isis.
Abdulla ha anche raccontato di come l’Isis terrorizzi la popolazione locale convocando i civili e minacciandoli di rapirli e seppellirli vivi qualora non volessero arrendersi senza combattere. Inoltre ha riferito di prigionieri bruciati vivi e di aver assistito all’uccisione del suo stesso cugino.
Che si tratti di realtà o fantasia, di omicidi e barbarie reali o presunti, probabilmente, non verrà mai appurato con assoluta certezza.
Quello che trapela, con accreditata e comprovata certezza è il terrore che il nome “Isis” si rivela prontamente capace di evocare.