Il cyberbullismo (ossia bullismo online), è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione come i social network, l’e-mail, gli sms, i blog, i telefoni cellulari ed il web in generale.
Non comporta dunque violenza o altre forme di coercizione fisica; bensì nelle comunità virtuali il cyberbullismo può essere anche di gruppo. Di solito le ragazze sono vittime più frequentemente dei ragazzi, spesso con messaggi contenenti allusioni sessuali. Solitamente il disturbatore agisce in anonimato, talvolta invece non si preoccupa di nascondere la sua identità.
Rispetto al bullismo tradizionale, l’uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie, come viene spiegato, in maniera esaustiva, dalla dottoressa Claudia Sposini, psicologa, specializzanda in Psicoterapia psicoanalitica, che si occupa da tempo di disagio giovanile e scolastico, collaborando con le scuole e con diverse associazioni.
Al momento sta portando avanti un’iniziativa sul cyberbullismo e sulla psicologia dei nuovi media, anche grazie alla pubblicazione del suo libro “Il metodo anti-cyberbullismo, per un uso consapevole di internet e dei social network”.
“Un dato rilevato più volte dalla letteratura scientifica, mostra come caratteristica principale del cyber bullismo l’anonimato: il cyberbullo (che potenzialmente può essere sia di sesso maschile che femminile) ha delle competenze informatiche in genere superiori a quelle della vittima, e si fa forza proprio grazie all’identità falsa creata, per prevaricare la vittima” , spiega la dottoressa Sposini.
Ma i genitori, o gli educatori in generale, a quali segnali dovrebbero prestare attenzione per capire che un adolescente è, o rischia di diventare vittima di bullismo virtuale?
“I segnali principali riguardano l’isolamento, il mutismo, il semplice fatto di non uscire con i coetanei, persino un eventuale peggioramento scolastico, sino ad arrivare in casi estremi ad atti di autolesionismo. Non a caso un fenomeno emergente, molto preoccupante riguarda il Cutting (tagliarsi la pelle con lamette o qualsiasi altro oggetto affilato, senza avere l’intenzione di uccidersi, una forma di autolesionismo attuata in modo deliberato e ripetitivo), un atto autodistruttivo masochista,un altro dato allarmante su cui fare molta attenzione”.
Ricordando che questi non rappresentano gli unici segnali da parte delle vittime, potrebbero altresì manifestare il disagio in altri modi, sulla base della propria personalità, come avere disturbi alimentari, piuttosto che altro.
E’ possibile tutelare gli adolescenti e i giovani in generale da questa nuova forma di bullismo?
“Sicuramente si, sono convinta che la prevenzione debba partire dagli istituti scolastici, dalla scuola primaria, mediante una corretta educazione digitale. Ovviamente anche i genitori devono contribuire a questa educazione, non praticando una ‘tolleranza zero’, ovvero vietando l’utilizzo dello smartphone o del pc, che probabilmente avrebbe l’effetto contrario, piuttosto monitorando la quantità e soprattutto la qualità del tempo che i figli passano su internet, e perché no, essere anche amici sui social network dei figli, in questo modo si hanno maggiori possibilità di seguire la vita virtuale dei figli.”
L’emergente “moda” del sexting, invio video/foto a sfondo sessuale, è riconducibile al cyberbullismo?
“Assolutamente si – sostiene la dottoressa Sposini – il sexting può avere effetti deleteri sull’adolescente preso di mira, una foto che ritrae parti intime del proprio corpo, o addirittura l’atto sessuale, visualizzata non solo dagli amici del gruppo di appartenenza, ma dalla rete, quindi potenzialmente da tutto il mondo, può far scaturire conseguenze gravissime sulle vittime. Parliamo di un pericolo per la reputazione digitale, oltre che reale, il sexting dunque è un atto di cyber bullismo a tutti gli effetti, e come tali può portare conseguenti problemi psicologici e sociali alle parti coinvolte.”
Dalle recenti notizie di cronaca, ormai quasi quotidiane, emerge come siano maggiormente le ragazze ad essere vittime. Soprattutto parlando di sexting/cyberbullismo, come mai?
“Non esiste una vera e propria risposta a questa domanda, spesso sul web le ragazze sono invitate a spogliarsi piuttosto che inviare foto particolari, a tal proposito mi viene in mente il caso di Amanda Todd, una adolescente di 15 anni che si è tolta la vita il 10 ottobre del 2012. Il motivo del suicidio è stato attribuito al “cyberbullismo”, ovvero a ripetute vessazioni che la ragazza ha subito via internet da parte di un maniaco; in un’occasione Amanda cedette alle moine di uno sconosciuto, che la convinse a mostrare il seno in cam, da quel momento in poi cominciò a ricattarla, o meglio: a tormentarla. Divenne, come si dice nel gergo della rete, un “roll”, ovvero una presenza fastidiosa, fin quando non decise di pubblicare in rete la foto del topless di Amanda, nel frattempo l’equilibrio psicologico della ragazza precipitava, sino ad arrivare al gesto estremo: togliersi la vita.”
Queste vicende, portano inevitabilmente verso una riflessione: è cambiato il concetto di sessualità tra gli adolescenti?
“In realtà, ciò che è cambiato – sostiene la dottoressa – è il concetto di privacy, fino a poco tempo fa non era concepibile pubblicare una foto in vesti succinte o a seno nudo, oggi quasi non ci si scandalizza più. Prima esisteva una netta distinzione tra la vita privata e quello che si voleva mostrare agli altri, adesso questa ‘privatizzazione’ degli eventi della vita, per molti adolescenti non esiste più. Anche la modalità di conoscersi sessualmente oggi, tramite web, è probabilmente il risultato di una visione distorta della sessualità, a parte i casi di mera sperimentazione, che stando all’adolescenza come età di cambiamenti, pulsioni ecc potrebbe anche essere concepibile, ma farne un abuso o credere che sia questo il metodo giusto per approcciare sessualmente, sottolinea un disturbo.”
La vittima del cyber-bullo, in genere, è incapace di reagire, di ribellarsi o anche solo di denunciare l’accaduto. Ne mirino finiscono più spesso le ragazze timide, con un sano rapporto familiare o molto diligenti.
La vittima può essere spinta ad annientare la propria autostima, un problema che trascina con sé anche altri disturbi, come quello del comportamento alimentare, attacchi di panico, sino ad arrivare a gesti estremi. In altri casi, nella ragazza oppressa scatta un processo di auto denigrazione, accompagnato dalla frustrazione della cattiva reputazione virtuale.
Internet nel corso del tempo ha aperto nuove possibilità per tutti noi. L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dai rischi legati ad un uso improprio di questo strumento.
Per i giovani che stanno crescendo a contatto con le nuove tecnologie, la distinzione tra vita online e vita offline è davvero minima. Le attività che i ragazzi svolgono online o attraverso i media tecnologici hanno quindi spesso conseguenze anche nella loro vita reale, portando in molti casi problemi psicologici e sociali, pienamente dimostrati dalle svariate notizie di cronaca a tal proposito.