Un’estate contraddistinta dal caldo asfissiante e da delitti efferati è quella che con tratti sempre più marcati, si sta delineando, tra le mura della Campana.
Il 32enne Giovanni De Vivo ha concorso ad allungare la striscia di sangue fin qui già abbondantemente nutrita, aggiungendo alla lista degli omicidi compiuti negli ultimi tempi, ben due nomi.
L’uomo, affetto da problemi mentali, ha ucciso la madre 56enne, Antonietta De Santis, e la sorella Debora De Vivo e poi ha tentato il suicidio. È successo a Mercato San Severino, in via Cacciatore, vicino alle Poste.
A dare l’allarme un vicino di casa, che lo ha visto affacciato al balcone coperto di sangue. Sono intervenuti carabinieri, vigili del fuoco e ambulanze. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, pare che a scatenare le continue liti in famiglia sarebbero stati motivi di natura economica.
Durante l’interrogatorio al quale l’uomo è stato sottoposto dopo l’arresto, invece, è emerso tutt’altro movente: «Le ho soffocate perché col coltello avrebbero sofferto. Erano possedute da Satana, ma ho dato loro la salvezza eterna».
Nell’ordinanza, il gip ha parlato di «pericolosità sociale» e «assenza di ogni capacità di autocontrollo», tali da rendere l’uomo un «pericolo per sé stesso e per gli altri». Eppure, nonostante l’omicidio sia stato classificato come «d’impeto» e non «premeditato», De Vivo è riuscito con chiarezza a raccontarne le modalità. Non ha precisato l’orario (le donne sarebbero morte nella serata di lunedì 3 agosto), ma ne ha illustrato il contesto. Dopo una prima confessione raccolta dai carabinieri, l’uomo ha giustificato quel gesto come il risultato di una serie di problemi economici, non meglio specificati, che la sua famiglia avrebbe attraversato, nonostante il beneficio di diversi assegni di mantenimento. Da quello della madre (dovuto alla morte del marito) a quello della sorella, affetta da una forma di autismo. Fino al sussidio di Giovanni, per la sua invalidità. Al giudice tuttavia, De Vivo ha raccontato una seconda versione, del tutto differente. «Dovevo salvarle. Erano possedute dal demonio, come me».
Una motivazione a sfondo religioso, generata da quelle «voci» che lo perseguitavano giorno e notte, insieme a delle «entità» che gli parlavano attraverso la televisione. «Guardando un telefilm – ha continuato – ho scoperto come si potesse interrompere il flusso di sangue nelle arterie, stringendo la testa con il braccio».