“Stava solo giocando, si è trattato di uno scherzo finito male”: queste le parole che indignarono l’Italia, unitamente alla vicenda di cui il giovane Vincenzo Iacolare si rese artefice in un autolavaggio di Pianura.
A pronunciare quelle frasi furono i parenti del giovane che il 7 ottobre del 2014 seviziò con un compressore un 14enne, reo di esibire un aspetto eccessivamente “paffutello”.
Uno degli episodi di bullismo più crudi della storia del nostro Paese, per giunta conditi da un’ideologia tanto ignorante quanto agghiacciante.
I familiari del giovane lo difesero a spada tratta respingendo le accuse di tentato omicidio e violenza sessuale, perché incapaci di recepire e percepire la gravità del gesto.
Un gesto che ha cambiato per sempre la vita del 14enne, non solo per i traumi psicologici arrecati da quegli attimi densi di violenza, ma anche e soprattutto in virtù dei danni fisici con i quali Vincenzo si vede costretto a convivere.
La Procura generale, condividendo la linea dei magistrati d’accusa del primo grado, invece, ha insistito sulla gravità dell’aggressione: per il pg fu tentato omicidio e ha invocato una condanna per l’imputato Vincenzo Iacolare più severa di quella decisa in primo grado. Diciotto anni di reclusione contro i 12 stabiliti al termine del primo processo a maggio scorso: questa la richiesta che ha concluso l’atto d’accusa del pg in Corte d’Appello. La sentenza è attesa a febbraio.