Affascina chiunque gli passi accanto, conserva un mistero alchemico che ancora oggi suggestiona l’uomo. Il Cristo velato posto al centro della navata della Cappella Sansevero, opera di Giuseppe Sanmartino, rappresenta Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua.
Velo, palpiti e sentimenti, ben interpretati dall’arte tardo-barocca, lasciano trasparire una grande sensibilità che ancora dà vita al corpo esanime del Cristo. La vena gonfia e vivida sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato, sono segni mirabili di un’arte sublime e piena di evocazione drammatica, simbolo del destino di tutta l’umanità.
L’opera realizzata nel 1752 e pagata con cinquanta ducati dal principe di Sansevero, come testimonia una ricevuta custodita dal Banco di Napoli, rappresenta la volontà di Raimondo di Sangro, di eternare la Passione di Cristo in un marmo cristallizzato, si racconta, attraverso una formula magica.
I colpi di scalpello usati per donare trasparenza a quel sudario, sono riusciti a penetrare il mistero della divinità. La forza magnetica di un Cristo che sembra ancora respirare nella sua agonia, porta il visitatore estasiato a girargli intorno con solenne ammirazione e a restare in estasi dinanzi ad esso per qualche secondo, quasi a rispettare un’arte capace di dare dignità persistente all’essere.