“Gli anni passano e il pensiero di te non mi abbandona mai, il mio cuore continua a sanguinare e la tua assenza non sarà mai colmata, troverò pace soltanto quando la mia anima sarà con te, figlio mio, in cielo tra le nuvole, per sempre all’eternità. Il mondo, il paese si è dimenticato di te, dell’atrocità che hai subito 19 mesi fa, mai io no, il cuore di madre non si rassegnerà mai alla morte di un figlio”.
Così, Antonia Iannicelli decise di ricordare il piccolo Nicola Campolongo a distanza di più di un anno dalla sua morte. Dall’omicidio di quel bambino di tre anni che affettuosamente veniva chiamato Cocò, arso sul seggiolino della sua auto dopo che qualcuno aveva ucciso lui, suo nonno Giuseppe e la ventisettenne marocchina che era con loro.
Il tragico evento spinse nel paese della tragedia, in provincia di Cosenza, Papa Francesco, ma non scosse la coscienza di un Italia che preferì dimenticare il volto della piccola vittima di bestie assetate di sangue.
Solo a Cassano è stato per diverso tempo ricordato dai bambini dei vari istituti scolastici della cittadina con manifestazioni di diverso tipo, i restanti di Cocò se ne sono dimenticati e non hanno dedicato neanche un secondo a questa dolorosa vicenda.
Oggi, a due anni dalla morte del piccolo sua madre continua a non darsi pace, gridando ancora una volta il suo dolore tramite una lettere indirizzata a Franco Corbelli (leader del movimento Diritti Civili) in cui afferma “il mondo si è dimenticato di te, dell’atrocità che hai subito due anni fa, ma io no, il cuore di mamma non si rassegnerà mai.”
Lettera condivisa dallo stesso Corbelli, che ha ricordato il piccolo con grande sofferenza, a differenza di un’Italia intera che continua ad ignorare la vicenda poiché impegnata ad occuparsi di altro.