Papa Francesco ha introdotto un’innovazione destinata a cambiare radicalmente la traduzione legata alla messa del giovedì santo, secondo la quale, finora, il sacerdote ripetendo i gesti compiuti da Gesù davanti ai dodici apostoli effettuava una discriminazione.
Il Pontefice ha deciso di ammettere anche le donne al rito della messa in Coena Domini che la sera del Giovedì Santo dà inizio al Triduo pasquale, ricordando l’istituzione dell’eucaristia.
La novità è stata comunicata al prefetto della congregazione del culto divino, l’africano Robert Sarah, un cardinale annoverato tra i più conservatori. La riforma serve a «migliorare le modalità di attuazione» ed esprimere «pienamente il significato del gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, il suo donarsi fino alla fine per la salvezza del mondo”.
Per Bergoglio chinarsi a lavare il piedi ad una donna non è una novità, visto che già ai tempi di Buenos Aires tra i dodici apostoli, nella messa in Coena Domini, inseriva sempre una giovane. Lo ha fatto anche nel carcere romano minorile di Casal del Marmo, includendo una detenuta musulmana. Quel gesto aperturista era stato parecchio criticato dalla curia, solitamente piuttosto restia a digerire i cambiamenti. È dal 1955, dalla riforma dei riti della Settimana Santa promulgata da Pio XII, che era stata introdotta la possibilità per il celebrante di ripetere il gesto compiuto da Gesù con gli apostoli, lavando i piedi a dodici uomini.
“Da ora in poi i pastori della Chiesa possano scegliere i partecipanti al rito tra tutti i membri del popolo di Dio. Si raccomandi inoltre che ai prescelti venga fornita un’adeguata spiegazione del significato del rito stesso” scrive il Papa nel decreto, aggiungendo che Cristo che “non è venuto per farsi servire, ma per servire” e, spinto da un amore “fino alla fine”, ha dato la vita per la salvezza di tutto il genere umano.