«Eravamo gonfi di alcol e droga, in preda alle allucinazioni, quando io e Marco abbiamo seviziato e ucciso Luca nel pieno di un festino consumato a casa mia. Volevamo vedere l’effetto che fa»: queste le motivazioni per le quali lo studente universitario Manuel Foffo, 30 anni e Marco Prato, 29 anni, hanno ucciso l’amico Luca Varani, 23 anni.
L’omicidio si è consumato in un appartamento al decimo piano di un palazzo in via Igino Giordani, al Collatino.
«Dopo avere assunto quasi dieci grammi di coca – ha raccontato Manuel – io e Marco abbiamo siglato un patto, decidendo di uccidere qualcuno. Abbiamo chiesto a Luca di raggiungerci a casa mia. Non so perché lo abbiamo fatto, eravamo in preda al delirio». Straziato dai rimorsi, Marco Prato si era rifugiato in un albergo in piazza Bologna, per suicidarsi. I militari dell’Arma hanno fatto irruzione nella sua camera, strappandolo alla morte: il trentenne aveva già ingerito un tubetto di barbiturici.
Sottoposto a lavanda gastrica, adesso è piantonato all’ospedale Sandro Pertini, ma non verserebbe in pericolo di vita.
Il delitto è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, ma il cadavere è stato rinvenuto nella tarda serata di sabato. Quando gli inquirenti sono entrati nella casa, si sono trovati di fronte a una scena raccapricciante: il corpo senza vita di Luca era riverso in una pozza di sangue, aveva il volto sfondato. La notte tra giovedì e venerdì, stando a una prima ricostruzione, i due erano da soli in casa. Strafatti di coca, hanno siglato il patto perverso, decidendo di uccidere un loro amico: Luca Varani, selvaggiamente, il suo cadavere è stato rinvenuto in una camera da letto trasformata in luogo di sevizie e torture.
Il cadavere presentava segni di torture in diverse parti del corpo.
Una storia agghiacciante che ha segnato per sempre la vita di un giovane di appena 23 anni.
Sui social si susseguono i messaggi di amici e sconosciuti e soprattutto le foto che raccontano la persona che era Luca. Un ragazzo innamorato, profondamente legato alla sua ragazza: «Grazie. Grazie veramente a tutti, per i pensieri, per le parole. Gente mai vista o conosciuta che mi dedica parole di conforto. E poi grazie agli amici di sempre, mi sono arrivati tantissimi messaggi e chiamate. Il dolore è praticamente immenso e indescrivibile, nonostante tutto non si può fare una fine così». Queste le prime parole pubbliche di Marta Gaia, la fidanzata di Luca, divulgate attraverso il suo profilo facebook.
Luca e Marta stavamo insieme da 9 anni, da quando poco più che 14enni si erano messi insieme a scuola. Da allora non si erano più lasciati, c’erano stati alti e bassi, ma il loro amore resisteva a tutto e tutti. «Vorrei che tutti si ricordassero Luca per quel ragazzo dolce e sensibile – scrive ancora Marta – e non per quello “debole” e a volte troppo presuntuoso. Non mi interessa delle dicerie, non mi interessa di niente. Lo amo e lo amerò per sempre, ma non il Luca che era con tutti, il Luca che era con me… Anzi, il mio mascottino». E ancora commentando le notizie uscite: «Il nostro amore lo conoscerà il mondo intero. Mai avrei immaginato in questo modo. Più belle delle stelle esistono solo gli occhi tuoi. Sei stato troppo buono e ingenuo con le persone sbagliate».
L’amore per Marta Gaia, la sua «mogliettina», la ragazza di cui si era tatuato persino il nome sul braccio, le loro foto insieme, abbracciati e felici, le dichiarazioni di un amore che andava contro tutto e tutti: ecco chi era Luca Varani, il 23enne ucciso venerdì sera dai suoi amici dopo un festino a base di alcol e cocaina. Sul suo profilo Facebook c’è il racconto di un mondo fatto di amore puro. E sembra impossibile pensare che Luca sia finto così: massacrato brutalmente nella casa di due amici con la testa fracassata a colpi di martello.
L’ultimo post datato 15 febbraio è una foto condivisa: «Dio creò Adamo ed Eva, non Adamo e Claudio». #NoaimatrimonigayinItalia #wlafamiglia. Aveva una visione tradizionale della famiglia ma questo non gli impediva di avere amici omosessuali: uno di loro Marco Prato, 29 anni, organizzatore di eventi gay molto conosciuto a Roma, è diventato il suo assassino. Con lui c’era anche Manuel Foffo, trentenne, l’uomo che l’ha ospitato in casa per ucciderlo «e vedere che effetto faceva».
Luca la sua famiglia la voleva con Marta, la ragazza che aveva incontrato 9 anni fa, quand’era poco più che una ragazzino. Lo ricorda lui stesso su Facebook. «Per fortuna che ho buttato a terra lo zaino quel giorno altrimenti tu non ci saresti mai inciampata e non avrei mai incontrato i tuoi occhi – racconta – Tu mia eterna meta non saresti mai entrata nella mia vita e non avrei mai sentito il 20ottobre 2007 quel sabato così speciale alla mia domanda: vuoi metterti con me?». Si lasciavano e si riprendevano come tutte le giovani coppie. E quando Luca, ex studente dell’istituto tecnico Einstein, in un ennesimo gesto d’amore si tatuò il suo nome sul braccio, lei gli scrisse: «Ti sta proprio bene il mio nome addosso». «Ti amo da e per sempre», fu la risposta di Luca. Il suo account facebook è un contenitore di frasi che testimoniano quell’amore forte, capace di legarli a filo doppio. E, adesso, quel futuro brutalmente negato a quell’amore, concorre a rendere ancor più triste l’intera ed assurda vicenda.