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Da cervello in fuga all’estero a “capatosta” che resta a Napoli

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
16 Aprile, 2016
in News
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Da cervello in fuga all’estero a “capatosta” che resta a Napoli
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vignetta-cervelli-in-fugaQuando ci troviamo di fronte ad una situazione di pericolo il nostro corpo mette in azione un processo, il cosiddetto “fight or flight” ( combatti o fuggi).

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In Italia questo processo di autodifesa assume un altro significato, scatta nel periodo post-laurea o dopo il diploma per altri, il rischio è quello di non avere sicurezze sul futuro.
Io ero tra quelli decisi a fuggire da questo paese, ma grazie ad un corso all’università ho scoperto il giornalismo di inchiesta e ho capito che malgrado il sistema Italia sia malato, c’è speranza che questo paese possa guarire. C’è la speranza di avere giustizia, c’è la speranza di un futuro migliore, ma questa speranza dobbiamo coltivarla.

Quindi ho deciso di combattere e per fortuna ho trovato i mezzi necessari per farlo. Il tutto ha inizio qualche mese fa quando decisi di seguire un corso a scelta, non avevo fatto molta attenzione ai contenuti e non avrei mai immaginato quanto mi avrebbe cambiato.

“Spy investigation, sei crediti e mi levo il pensiero”. No, questa volta era diverso non era il solito esame accademico, era un esame “vivo”. Così invece di togliermi un pensiero ho iniziato a ragionare molto più di prima su certe dinamiche (sociali, culturali, politiche).
Tornavo a casa e il mio pensiero andava a tutte quelle persone che lì fuori quotidianamente vogliono cambiare le cose. Durante queste lezioni incontravo professionisti con incarichi di prestigio e responsabilità importanti. Alcuni anche sotto scorta, perché quando lavori così bene non passi inosservato alla camorra. Ad ogni incontro li ascoltavo e in me è iniziato a crescere, in modo sempre maggiore e continuo, un desiderio di fare qualcosa di buono per gli altri e per me stesso. Ribolliva in me il desiderio di rivalsa contro quei cattivi che sembrano vincere sempre quando semplicemente si sottraggono alle rigole del gioco.

Oggi sono convinto che ho finalmente i mezzi per poter combattere attivamente le ingiustizie, troppe volte subite in modo passivo. Non dobbiamo rassegnarci, ma piuttosto vi auguro di trovare il vostro spy investigation; vi auguro di trovare quel qualcosa che vi spinga a migliorare come persone e come cittadini.

Napoli è piena di piccole oasi di legalità che aspettano solo altre persone per bene.

Non dobbiamo avere paura di farci sentire, perché se alziamo tutti la voce siamo un coro che la politica non può ignorare e che la camorra non può zittire.

Stasera mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza, di come da cervello in fuga all’estero ho preferito diventare “capatosta” a Napoli. Ci ho riflettuto e mi sono reso conto che questa non è la mia storia; ma è quella dei miei amici di corso, di coloro che non hanno nemmeno la possibilità economica di scappare via e che si ritrovano nel limbo della disoccupazione.

Sono in tanti, troppi, molti validissimi. Fiori colorati in una serra piena di erbacce vecchie.
Spero che queste mie parole arrivino a chi ( come me fino a qualche mese fa) si è abituato. A coloro che sono stati addomesticati al “neapolitan way” dico: ribellatevi all’anormalità che si è insinuata nella nostra vita quotidiana. Se è successo a me può accadere a chiunque, magari proprio a te che stai leggendo e che porti dentro il macigno dell’impossibilità di agire. Teniamo accesa la speranza perché ogni giorno c’è chi rischia tutto per noi e abbiamo il dovere (quanto meno morale) di credere nelle istituzioni, di credere che non è tutto marcio.

Tags: . napolicapatostacervelli in fugafuturogiovanilaurealavoronapoletanistudiouniversità
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