Giornata concitata per la guardia di finanza napoletana, finita al centro di due vicende di cronaca, diametralmente opposta.
Una vicenda sbeffeggia e disonora la divisa della guardia di finanza, l’altra la riscatta.
Un finanziere al servizio della camorra, complice persino di un agguato organizzato dal clan della Vinella Grassi di Scampia, a Napoli, per uccidere Giovanni Esposito, esponente di rilievo dell’organizzazione nemica degli Abbinante. Secondo gli inquirenti, il militare della Guardia di Finanza avrebbe avuto un ruolo «di vero e proprio affiliato al clan, a disposizione di Antonio Mennetta, capo della Vinella Grassi e artefice della faida del 2012».
Il militare si occupava di trasportare la droga e aveva anche l’incarico di recuperare le armi di cui il clan della Vinella Grassi, coinvolto in una sanguinaria faida, aveva sempre più bisogno.
La circostanza emerge nell’ambito delle indagini che oggi hanno portato all’arresto di 27 persone (23 in carcere e 4 ai domiciliari) ritenute appartenenti al clan napoletani della Vinella Grassi e Di Lauro. Il finanziere infedele, secondo gli inquirenti, faceva parte del gruppo, in cui c’era anche un altro militare della Guardia di Finanza, che era contemporaneamente al servizio del clan della Vinella Grassi e del clan Di Lauro per quanto riguarda l’acquisto, il trasporto e la vendita delle sostanze stupefacenti. Il tutto secondo un sistema articolato e capillare di vendita grazie al quale veniva garantito il rifornimento di droga ad altre organizzazioni criminali napoletane, come il clan Pesce-Marfella, e anche ad altri soggetti criminali dell’area nord della Puglia.
Mentre, invece, un finanziere, originario di Giugliano in Campania, è rimasto ferito nell’ambito dell’operazione contro sospetti jihadisti eseguita oggi, martedì 6 giugno, dalla Procura di Palermo.
Il giovane è caduto dal tetto di una casa, durante l’inseguimento di un uomo armato. Il militare era impegnato nell’operazione che stamane ha portato a 15 fermi di tunisini e italiani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È accaduto in via Boccaccio, a Menfi, in provincia di Agrigento, comune che confina con la provincia di Trapani.
Pasquale Gagliardo, finanziere dal 2012, è volato giù per quattro metri ed è in gravi condizioni: trasferito con l’eliambulanza all’ospedale del capoluogo siciliano. La sua famiglia è in viaggio per raggiungerlo: è stata avvisata dal comando della Guardia di Finanza. Nell’ambito dell’inchiesta, sono stati fermati in quindici: tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi. L’organizzazione avrebbe trasportato dalla Tunisia alle coste marsalesi, attraverso gommoni veloci, anche ricercati dalle autorità di polizia tunisine per sospetti collegamenti con organizzazioni terroristiche di matrice jihadista. La banda aveva programmato l’approdo sulle coste trapanesi, tra gli altri, di soggetti pericolosi ancora non identificati, uno dei quali temeva, oltre che di essere arrestato dalla polizia tunisina, anche di essere respinto per terrorismo dalla polizia italiana, una volta giunto la penisola.
Le indagini hanno svelato un vero e proprio sistema illecito operante tra la Tunisia e l’Italia, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo ben preciso occupandosi, a seconda dei casi, delle «prenotazioni» dei migranti interessati alla traversata e della raccolta degli importi dovuti per il viaggio, della movimentazione e della custodia del contante, di trovare i gommoni, della loro conduzione in mare e, infine, del primo collocamento dei passeggeri in luoghi a disponibilità dell’ organizzazione. Nel corso delle indagini è stato possibile ricostruire l’organizzazione e l’esecuzione di 5 traversate. Grazie alla stretta cooperazione tra gli investigatori e la componente aeronavale della Guardia di Finanza (Gruppo di Esplorazione Aeromarittima di Messina e Reparto Operativo Aeronavale di Palermo), è stato possibile monitorare in «diretta» lo sbarco sulle coste trapanesi, riuscendo a intercettare i migranti sbarcati e a sequestrare oltre un quintale di sigarette di contrabbando. La banda aveva programmato altri viaggi, non andati a buon fine per i controlli in mare svolti dalla Finanza. Se portati a termine avrebbero portato nelle casse dell’associazione criminale oltre 100mila euro.