Patrick Zaki è libero. Il giudice ha disposto la scarcerazione dello studente, detenuto da 668 giorni, in attesa dell’udienza convocata per il prossimo febbraio.
Zaki sarà prima trasferito da Mansura al carcere egiziano di Tora, poi si procederà con la scarcerazione. La decisione è giunta nel corso dell’udienza di questa mattina.
Lo studente egiziano dell’Università di Bologna, in carcere dal 7 febbraio 2020, ritorna finalmente in libertà. Ma senza assoluzione, con l’appuntamento rimandato a febbraio per l’ultima udienza.
Zaki era stato trasferito per l’occasione dal carcere di massima sicurezza di Tora, dove stava scontando la sua odissea, a quello di Mansura. Le accuse nei suoi confronti, con il passare del tempo, erano quasi tutte decadute: restava soltanto quella di diffusione di notizie false, per la quale rischiava fino a 5 anni. Amnesty International ha organizzato per il pomeriggio di oggi, martedì 7 dicembre, un sit-in in piazza a Roma e in diverse altre città in sostegno dello studente.
La prossima udienza del processo è fissata per martedì 1° febbraio 2022, anche se a Zaki, secondo quanto si apprende, non è stato imposto l’obbligo di firma. Ma fonti diplomatiche avvisano: «Dovrà presentarsi». Sul momento in cui verrà scarcerato, appunto, restano incognite: «Abbiamo appreso che la decisione è la rimessa in libertà ma non abbiamo altri dettagli al momento» ha spiegato la legale Hoda Nasrallah all’Ansa.
Il calvario di Patrick Zaki è iniziato il 7 febbraio 2020, quando è stato arrestato dopo essersi recato in Egitto per far visita ad alcuni parenti. Per lo studente si sono aperte le porte del carcere per un articolo pubblicato due anni prima. All’interno veniva denunciata la condizione della comunità cristiano copta, a cui la sua famiglia appartiene.
Per 24 ore non si sono avute notizie dello studente, da qui un’immediata mobilitazione soprattutto in Italia. Il caso ha suscitato clamore nel nostro Paese sia per gli studi di Zaki a Bologna e sia per il ricordo di quanto avvenuto nel 2016 a Giulio Regeni, studente ucciso in circostanze ancora poco chiare all’interno di un edificio dei servizi segreti egiziani.
Da quel giorno, Zaki è sempre rimasto in carcere. In diverse occasioni infatti è stato prorogato lo stato di fermo in attesa del processo. In Italia diverse organizzazioni umanitarie hanno denunciato discriminazioni verso il collegio difensivo e il timore di condanne molto severe nei confronti del giovane.
Malgrado la scarcerazione odierna, la vicenda è tutt’altro che conclusa.
Il giudice infatti, nell’ordinare la scarcerazione, ha predisposto il rinvio dell’udienza al primo febbraio. Dunque nessuna sentenza è stata emessa e il rischio di una condanna per Zaki non è stato scongiurato.
Adesso ci si aspetta l’esecuzione dell’ordine di scarcerazione. Il ragazzo potrà rivedere i familiari. Non è invece sicura una sua partenza per l’Italia. Al momento non è chiaro infatti se lo studente potrà lasciare l’Egitto o dovrà rimanere in territorio egiziano in attesa dell’udienza del prossimo febbraio.