Sughi pronti e condimenti sono tra i prodotti più utilizzati dagli italiani.
Tanti consumatori ignorano che questi prodotti possono contenere al loro interno alcuni contaminanti come pesticidi, micotossine o tracce di oli minerali. A svelarlo anche in questo caso sono stati diversi test che, nel corso degli ultimi anni, sono stati condotti da varie riviste dei consumatori europei.
Vediamo nel dettaglio quali sono gli esiti prodotti da questi esperimenti.
Un test condotto in Germania nel 2021 ha analizzato e confrontato 50 marche di passata di pomodoro (tra cui prodotti italiani o noti anche nel nostro Paese) scoprendo che 1 su 5 contiene tossine della muffa ma anche pesticidi.
In questo caso, tra le passate migliori troviamo la Freshona e Freshona Bio di Lidl ma anche la passata Pomito (Pomì). Un buon punteggio ottengono anche i seguenti marchi: Mutti, Cirio Bio, De Cecco Bio, Star La mia pummarò, Natura Toscana e La Selva.
La classifica di Altroconsumo, stilata a gennaio 2020, invece, al primo posto tra le passate di pomodoro vede Le conserve della nonna – pomodoro dolce dell’Emilia Romagna seguita da Passata De Rica, Pomì passata classica, Star La Mia pummarò (miglior acquisto), Divella Delizie Campagnole e Mutti Passata.
Agli ultimi posti invece, con una qualità definita media troviamo: Delizie dal Sole Eurospin, Alce Nero, Libera Terra, Valfrutta bio, Agromonte. In ultimissima posizione era finito il marchio Petti.
In un test italiano del 2020, la rivista Il Salvagente aveva messo a confronto 15 polpe di pomodoro, tra le più note nel nostro Paese. I risultati avevano evidenziato come in alcuni prodotti vi fosse una presenza eccessiva di acqua e tracce di pesticidi (fortunatamente poche e solo in alcuni prodotti).
Nel test comunque tutte le polpe avevano strappato almeno una sufficienza, tra le migliori vi erano Alce nero, Coop Origine e Cuore mediterraneo (Todis), mentre agli ultimi posti si trovava il marchio Petti.
L’anno scorso, la rivista dei consumatori svizzeri Bon à savoir ha messo a confronto 14 sughi pronti al basilico per valutare se fossero ricchi in licopene e non presentassero tracce di pesticidi o micotossine.
I risultati hanno mostrato che molti dei sughi pronti contenevano in realtà poco licopene (sostanza benefica naturalmente presente nei pomodori) e residui poco salutari di pesticidi e micotossine (ma entro i limiti di legge).
Le marche peggiori erano risultate Rummo, Agnesi e Combino (Lidl) mentre tra i sughi promossi dal test troviamo Barilla Bio.
Anche nel pesto sono state rilevate tracce di pesticidi. Un primo test del 2020 condotto in Germania ha trovato tracce in quasi tutte le marche più famose e molte presentavano anche residui di oli minerali (il tutto sempre entro i limiti di legge).
Male sono andati il pesto Barilla (che è risultato contenere ben 10 pesticidi), quello Bertolli, De Cecco, Italiamo (Lidl) e Saclà. Tra i migliori invece c’era il pesto Buitoni.
Il secondo test sul pesto è recentissimo (febbraio 2022) ed è stato condotto dal giornale dei consumatori svizzeri K-Tipp. Anche in questo caso sono state trovate tracce di vari pesticidi e solo 3 prodotti su 14 del test sono considerati “impeccabili”.
Al primo posto, tra i tre prodotti consigliati, c’è il pesto De Cecco, mentre al quarto (giudicato comunque “buono”) c’è quello Barilla. “Insoddisfacenti” invece il pesto Rummo, Sapori d’Italia e Barilla con il Basilico Genovese Dop.