Una vera e propria “fabbrica di finti matrimoni” con base operativa nel quartiere napoletano di Ponticelli e guidata da una donna già nota alle cronache come la “maga dei promessi sposi”: un business messo in piedi per consentire ai migranti clandestini di ottenere il permesso di soggiorno. E’ quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri di Caserta, coordinati dalla DDA di Napoli, che hanno notificato 18 misure cautelari tra Napoli e Caserta.
Complessivamente sono 66 gli indagati e oltre 40 i matrimoni fittizi accertati tra il 2019 e il 2020, per un giro d’affari di circa 200mila euro. Disposto il carcere per Matilde Macciocchi, 61 anni, Gennaro Di Dato, 64 anni, Nabil El Hazmi, 40 anni, Hisham Metrache, 40 anni, e Antonietta Noletto, 55 anni; agli arresti domiciliari, invece, Eddine Faize Badr, 33 anni, Houite El Hadi, 58 anni, Karima El Hariri, 34 anni, Luisa Maiello, 73 anni, Angelica Loffredo, 28 anni, Pia Martina Rea, 22 anni, Errica Russo, 21 anni, Francesca Riccardi Catino, 29 anni, Jessica Riccardi Catino, 27 anni, Anna Varlese e Antonella Nardelli, 33 anni; disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, infine, per Rosa Pace, 29 anni, e Maria Mugnano, 21 anni.
Determinanti per le indagini dei militari casertani non solo le intercettazioni, ma anche l’analisi della documentazione per il permesso di soggiorno inviata dai migranti, in particolare, al Commissariato di Polizia di Castel Volturno, comune del litorale casertano dove dimorano molte migliaia di stranieri non regolari. Dai controlli effettuati i poliziotti hanno potuto accertare la falsità dei documenti. Alcuni stranieri infatti, si legge nell’ordinanza cautelare, “hanno indicato come consorte sempre la stessa donna” e, inoltre, “tutte le richieste sono state avanzate con kit postale presentato nella maggior parte dei casi presso l’ufficio postale di Cercola, i prestampati sono stati compilati tutti dalla stessa mano e le residenze, spesso coincidenti, ricadono tutte a Mondragone.
La banda, che aveva ramificazioni anche nel comune abruzzese di Avezzano, era capeggiata e composta soprattutto da donne. Al vertice c’era Matilde Macciocchi soprannominata “Zia Maria” o anche “a bionda”, 61enne residente nel quartiere napoletano di Ponticelli, per la quale sono scattate le manette, oltre che per i collaboratori Antonietta Noletto e Gennaro Di Dato e per i due marocchini Nabil El Hazmi e Hisham Metrache, incaricati di reperire gli immigrati, anche nel loro Paese d’origine.
Zia Maria intascava fra 5000 e 6500 euro dagli immigrati – principalmente d’origine marocchina e tunisina – in contanti o via Western Union. In totale sono state 25 le donne italiane, tra 21 e 49 anni, a essersi sposate con stranieri più o meno della stessa età; in alcuni casi è stata fatta solo promessa di matrimonio, che ha validità di 6 mesi, ma consente comunque allo straniero di avere permesso di soggiorno. Le spose erano scelte tra ragazze spesso indigenti, come le sorelle Jessica e Francesca Riccardi Catino, 27 e 29 anni, o la 21enne Enrica Russo che, come le altre ragazze finite nel giro, hanno contratto più matrimoni, figurando anche come testimoni per altre nozze di comodo; Francesca Riccardi, che lavorava in un bar di Ponticelli adibito anche a base operativa della banda, si è sposata cinque volte. Ma sono emersi anche casi di ragazze forse riluttanti a sposarsi: in una intercettazione Di Dato dice a zia Maria di “avere tutto pronto” per il finto matrimonio, e di attendere solo la “sposa”. “La sto andando a prendere” risponde la Macciocchi, spiegando di essere stata costretta ad andare a casa della ragazza, una 22enne solo indagata, per convincere la madre.
“Zia Maria” era già stata arrestata in passato per l’accertato coinvolgimento in finti matrimoni, tant’è vero che nel 2012 fu ribattezzata dai media “la maga dei promessi sposi”. Oltre a reperire e ospitare gli immigrati, falsificare i documenti di residenza e gli stati di famiglia, la 61enne, insieme ad Antonietta Noletto, procacciava le ragazze per i matrimoni, spesso indigenti.
La maestria e la dimestichezza di “Zia Maria” trapelano nitidamente dalle intercettazioni: “Un mio amico vuole un matrimonio capito?”, afferma un extracomunitario nel settembre del 2019. “Se vieni adesso tengono pronta la ragazza, non ti preoccupare ci mettiamo d’accordo. Mi conoscono tutti da Milano a Napoli”, replica la Macciocchi.
In un’altra telefonata intercettata, la61enne garantisce ad uno straniero che ha avuto un bambino che otterrà subito il permesso. “Sei papà di un bimbo italiano nato in Italia, hai capito? Facciamo bordello questa volta”. L’immigrato, che dimora in Lombardia, chiede alla donna una ragazza da far sposare al cugino. “Dammi una ragazza qui a Milano e il resto ci penso io”, quindi chiude: ma se non ha fatto nulla io ho qui un amico a Milano che fa tutto lui”.