Il blitz che lo scorso 28 novembre ha disarticolato il clan De Luca Bossa-Minichini-Schisa-Aprea-Casella-Rinaldi, operante nell’area orientale di Napoli, concorrendo a rastrellare i rioni in balia della camorra di Ponticelli, ha creato uno scenario imprevedibile.
Gli arresti dei soggetti che ricoprivano un ruolo cruciale all’interno del cartello, unitamente a quelli dei soldati più servili, hanno senza dubbio sancito la fine di un’era camorristica: le prove schiaccianti, prodotte comparando le dichiarazioni rese da undici collaboratori di giustizia alle conversazioni estrapolate dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, lasciano presagire che per i destinatari del provvedimento si prospetta un lungo periodo di detenzione.
Seppure tale scenario favorisca l’ascesa dei reduci del clan De Micco-De Martino, anche a questi ultimi la Squadra Mobile di Napoli ha inflitto un duro colpo, esattamente a sette giorni di distanza dal blitz che ha decapitato la cosca rivale, mettendo la firma su un’operazione analoga che ha inflitto una sonora stangata al clan Mazzarella. La cosca di Ponticelli si vede così privata del prezioso supporto degli alleati che soprattutto nei momenti più delicati e cruciali della faida con i clan alleati di Napoli est li avevano appoggiati. Inoltre, tra le strade di Ponticelli, forte è il sentore che il blitz andato in scena all’alba dello scorso 28 novembre abbia anticipato un’operazione analoga che di qui a poco potrebbe spedire in carcere anche i reduci dei De Micco-De Martino ancora a piede libero.
L’unico dato certo è che per la prima volta dalla sua nascita, il clan De Luca Bossa non è retto da parenti diretti o indiretti della famiglia del boss Tonino ‘o sicco, fondatore del clan. Il recente blitz ha infatti aggravato la posizione di Anna, Umberto ed Emmanuel De Luca Bossa, rispettivamente sorella e figli di Antonio De Luca Bossa, già detenuti al pari di quest’ultimo e di Teresa De Luca Bossa, madre del boss, ma ha altresì spedito in carcere Giuseppe De Luca Bossa, fratello del boss, Martina Minichini, figlia di Anna De Luca Bossa, oltre ai fratelli Michele ed Alfredo Minichini, e ad una sfilza di parenti indiretti, come Luigi Austero, compagno di Martina Minichini e Domenico Gianniello, legato sentimentalmente a Zaira De Luca Bossa, sorella di Antonio.
Ugualmente ridotti all’osso, se non del tutto azzerati, anche gli altri clan dell’alleanza. Motivo per il quale, per limitare i danni e sostenere le onerose spese scaturite dal mantenimento di decine e decine di affiliati detenuti, le redini del clan sono passate nelle mani dei pochi superstiti sopravvissuti al blitz tra i quali si è subito messo in evidenza un 28enne, originario del Rione De Gasperi che lo scorso 28 novembre, a 48 ore di distanza dal blitz, ha compiuto una “stesa”, a bordo di un’auto, intorno agli isolati 2 e 3 dell’ex fortino dei Sarno. Proprio mentre transitava nei pressi dell’isolato 3, secondo quanto riferito dai residenti in zona, il gestore della piazza di spaccio lì radicata, non si sarebbe fatto scrupoli ad impugnare un’arma replicando al fuoco ed esplodendo a sua volta diversi colpi di pistola verso l’auto in fuga.
Un episodio che sottolinea l’atto di irriverenza di un giovane aspirante leader della malavita locale che ha voluto porgere a suon di spari il suo biglietto da visita ai gestori delle due piazze di droga più redditizie del quartiere, se non dell’intera area orientale di Napoli, i quali hanno esternato immediatamente la loro replica, comunicando in maniera altrettanto cruda l’evidente volontà di non essere risposti a fungere da bancomat di un clan ormai alla stregua.
Il 28enne aspirante leader che allo stato attuale starebbe ricoprendo il ruolo di reggente del clan De Luca Bossa, annovera una sfilza di precedenti per rapina nel suo curriculum. Nel 2018 fu arrestato proprio per la rapina a mano armata compiuta a bordo di un T Max con targa contraffatta, nei pressi di un supermercato di Casoria. Nel mirino dell’allora 24enne e del suo complice, il proprietario di una moto Honda SH al quale i due portarono via anche il borsello contente due telefoni cellulari rispettivamente marca Iphone e marca Samsung galaxy S6, carte di credito ed altri effetti personali. I due furono chiamati a rispondere anche di resistenza a Pubblico Ufficiale: intercettati dai poliziotti, mentre percorrevano la strada statale 7bis a bordo della moto rubata il giorno prima, fuggirono malgrado l'”alt” imposto dagli agenti. I due furono bloccati ed arrestati dopo un lungo inseguimento.
L’inesperienza del 28enne in materia di malavita ben evidenzia il momento di estrema difficoltà attraversato dalla cosca del Lotto O e al contempo palesa la facilità con la quale un aspirante camorrista potrebbe riuscire ad imporre la propria egemonia, approfittando del vuoto di potere venutosi a creare.
Un elemento importante concorre a confermare la vicinanza del giovane ai De Luca Bossa: il suo trasferimento nel Lotto O, seppure sia nato e cresciuto nell’isolato 25 del rione De Gasperi, nella cosiddetta zona delle “case murate”. Probabilmente si sente più sicuro, più protetto, rifugiandosi nel fortino del clan per conto del quale starebbe iniziando a muovere i primi, fragorosi passi nel contesto malavitoso. Inoltre, questo genere di spostamenti, nel gergo camorristico assumono un significato ben preciso.
Traghettata dalle ambizioni del 28enne, la camorra ponticellese si proietta verso il futuro con uno sguardo rivolto al passato: il giovane aspirante boss è infatti il marito della figlia di ‘o stuorto, cognato dell’ex boss Vincenzo Sarno, oggi collaboratore di giustizia, in quanto fratello di Patrizia Ippolito detta ‘a patana.
Un’associazione di fatti e persone che delinea uno scenario particolarmente suggestivo: quello che resta del clan De Luca Bossa cerca di sopravvivere arpionando le proprie possibilità di restare a galla alle velleità di uno dei pochi reduci della famiglia Sarno ancora presenti a Ponticelli.
Il destino dei De Luca Bossa dipende dal nipote acquisito dell’odiato boss Vincenzo Sarno: proprio dalla volontà di quest’ultimo di chiudere i rubinetti dei guadagni scaturiti dai proventi del business della droga ai De Luca Bossa nacque la scissione che ha dato il via ad una delle faide di camorra più sanguinarie della storia della città di Napoli. Quella ufficializzata dall’esplosione dell’autobomba in cui perse la vita Luigi Amitrano, il giovane nipote ed autista dei Sarno. Motivo per il quale fa particolarmente specie pensare che a trent’anni di distanza da quel cruento punto di non ritorno tra le due famiglie/clan, sia un altro giovane nipote dei Sarno a fare le veci del clan De Luca Bossa a Ponticelli.