“Al margine dei grandi cartelli criminali e di quel mondo in cui gli interessi mafiosi si congiungono con quelli dell’impresa persiste la «camorra dei vicoli e delle stese», dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga. Persiste una dimensione violenta che pesantemente e intollerabilmente opprime la vita dei cittadini e della città intera”. E tutto ciò attiene alle “fasce sociali più disagiate per le quali i “diritti fondamentali, la casa, il lavoro, la salute, persino il cibo dipendono dall’osservanza delle regole di quel ‘Sistema’. Qui lo Stato ha spesso solo il volto duro e distaccato della repressione giudiziaria e di polizia, e si accumulano e si stratificano sentimenti di lontananza siderale dalla Repubblica e dalle sue leggi, e si formano autentici blocchi sociali attorno a valori sostitutivi della legge e delle regole della convivenza, si annulla ogni fiducia nella capacità dello Stato di svolgere sia pure banali funzioni di controllo”.
Viene descritto così, nell’ultima relazione semestrale della Dia, lo scenario camorristico che contraddistingue la città di Napoli, dove i “grandi cartelli criminali” sono rappresentati dai Mazzarella e dall’Alleanza di Secondigliano – Contini, Mallardo, Licciardi – mentre “la camorra dei vicoli e delle stese” è facilmente riconoscibile: è quella che ha fatto registrare due morti in meno di 24 ore.
Il primo sul fronte orientale, a Ponticelli, nel mirino dei killer è finito Pasquale Manna, pregiudicato 58enne, figura apicale del clan Veneruso-Rea operante a Volla, comune al confine con l’area est di Napoli. Raggiunto da una raffica di proiettili mentre era bordo della sua auto, Manna ha tentato una fuga disperata che è terminata quando le ferite rimediate non gli hanno lasciato scampo. L’ipotesi investigativa più accreditata riconduce il movente al contrabbando del gasolio, business d’oro della camorra contemporanea sul quale aveva puntato gli occhi con insistente interesse il clan Mazzarella negli ultimi tempi. Così come comprova il recente blitz che ha fatto scattare le manette per più di 20 soggetti legati alla cosca originaria di San Giovanni a Teduccio.
Il secondo sul fronte orientale, a Pianura, nel mirino dei killer è finito Antonio Esposito, 48enne già noto alle forze dell’ordine, assassinato nel corso della mattina di venerdì 3 marzo. Un agguato maturato a 48 ore di distanza dall'”avvertimento” palesato con otto colpi di pistola calibro 9×21 esplosi in via Torricelli a Pianura, a pochi metri di distanza dal luogo in cui si è consumato l’agguato di Esposito. Il delitto, di chiara matrice camorristica, si inserisce nello scontro armato tra il gruppo Carillo-Perfetto e gli Esposito-Marsicano-Carillo, alleati dei Vigilia del vicino quartiere di Soccavo, clan d’appartenenza di Esposito.
Due faide eterne, feroci, alacri, apparentemente distinte e distanti, quelle che si combattono a Napoli est e a Napoli ovest. Eppure, in più di una circostanza, gli inquirenti si sono visti costretti ad intervenire su due scene del crimine su entrambi i fronti, pressoché in contemporanea.
Due contesti, due omicidi, due circostanze che ben si prestano a confermare che l‘analisi della Dia seguita a trovare effettivo e perenne riscontro nella realtà, perchè la camorra dei vicoli e delle stese seguite a disseminare morti e spari necessari tra le strade della città, soprattutto nelle periferie più dilaniate e martoriate per ottemperare ad un’esigenza ben precisa: fungere da elemento di distrazione di massa, attirando l’attenzione dei civili, dei media e dell’opinione pubblica, ma soprattutto quella delle forze dell’ordine che se costrette a ricostruire moventi, dinamiche ed intrecci legati ai delitti di camorra, si vedono costrette a riversare meno tempo, attenzioni ed energie alle indagini ben più meticolose ed articolate necessarie per smascherare gli affari illeciti dei grandi cartelli criminali. Affari grossi che si proiettano ben oltre il mero spaccio di droga, il racket e le estorsioni.
Il riciclaggio di denaro sporco, riguarda principalmente i settori edile, agricolo, del commercio (immobiliare, delle auto e degli imballaggi), dei servizi medico-sanitari, della ristorazione, delle onoranze funebri, dei centri estetici, del ciclo di smaltimento dei rifiuti, delle pulizie, dei giochi e scommesse, nonché dei trasporti.
In ascesa le quotazioni di nuovi canali illegali, in primis, le frodi fiscali, realizzate attraverso società spesso operanti all’estero nel
commercio degli idrocarburi. Mediante società “di comodo” e transazioni giustificate da titoli contrattuali fittizi, i clan alimentano rilevanti flussi finanziari tanto con gli ingenti profitti derivanti dal risparmio per il mancato pagamento di imposta, quanto con la reimmissione nei circuiti economico-finanziari legali del denaro provento delle più tradizionali attività criminali.
Al tal fine peraltro un ulteriore settore privilegiato dalla criminalità organizzata resta quello delle scommesse e dei giochi online.
Il tutto accade mentre la camorra dei vicoli e delle stese seguita ad adempiere al suo compito, disseminando morte, spari e paura tra la gente comune. Proprio come previsto dal copione studiato ad arte dai grandi cartelli criminali.