Di umile origine, socialista, fu sindaco di Tricarico dal 1946 al 1950, quando fu arrestato sotto l’infondata accusa di irregolarità amministrative; in seguito, grazie all’intervento di Carlo Levi, ottenne un impiego presso l’Istituto agrario di Portici diretto da Manlio Rossi Doria. Trasse dalla sensibilità ai problemi sociali della sua terra motivi per alcune opere comparse postume: l’inchiesta Contadini del Sud (1954), il romanzo autobiografico incompiuto L’uva puttanella (1955) e una serie di poesie (È fatto giorno, 1954) nelle quali, muovendo dai modi elegiaci dell’ermetismo, tende a un tono epico-popolaresco, con esiti pieni di dissonanze, ma di indubbia genuinità lirica. In seguito sono stati pubblicati il volume di racconti Uno si distrae al bivio (1974) e la raccolta di versi Margherite e rosolacci (1978). Nel 2019 la sua intera produzione letteraria è stata raccolta nel volume Tutte le opere.
Nato a Tricarico, in provincia di Matera, il 19 aprile 1923, in una famiglia umile: il padre Vincenzo era calzolaio e la madre Francesca Armento sarta e casalinga, Rocco Scotellaro servì da scrivano del paese, dopo i primi studi, all’età di dodici anni, si trasferisce con la famiglia a Sicignano degli Alburni per iscriversi al collegio. In seguito si sposta a Cava de’ Tirreni, Matera, Roma, Potenza, Trento e Tivoli, dove porta a compimento il percorso di studi classici.
Frequenta la facoltà di giurisprudenza a Roma, non riuscendo però a conseguirne la laurea. Gli viene assegnato un posto di istitutore a Tivoli ma, in seguito alla guerra e alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno, decide di tornare nel suo paese natale.
Profondo conoscitore del dramma dei contadini meridionali e avendo fatto sue le indicazioni e i consigli del padre, pur continuando gli studi (prima a Napoli, poi a Bari) inizia un’intensa attività sindacale che sfocia nell’iscrizione al Comitato di Liberazione Nazionale, al Partito Socialista Italiano e nella fondazione della sezione tricaricese del suddetto partito. Nel 1946, all’età di ventitré anni, viene eletto sindaco di Tricarico e nello stesso anno incontra per la prima volta Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, che indicherà come suo mentore.
Nel dopoguerra Rocco Scotellaro vide nel Partito Socialista Italiano il mezzo ideale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini, di cui i governi si erano sempre poco occupati. Avendo vissuto l’infanzia e lunghi anni dell’età adulta in un centro rurale, era ben conscio della situazione disumana in cui sopravviveva la civiltà contadina: le carenze alimentari e igienico-sanitarie, un caporalato spietato e intransigente, l’estrema e costante povertà. Sin dall’inizio della sua attività politica si dedicò quasi esclusivamente allo sradicamento di queste fonti di malessere secolare.
Nel 1959 viene accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere dai suoi avversari politici e per questo costretto al carcere per 45 giorni circa (nella cella n.7 del vecchio carcere di Matera, oggi a lui intitolata). Quando la cospirazione politica che aveva avanzato l’accusa diventa chiara Scotellaro viene assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. A causa di questa vicenda, unita alla delusione scaturita dalla non elezione a livello provinciale, abbandona l’attività politica per dedicarsi maggiormente a quella letteraria, senza trascurare il suo impegno per i diritti del popolo meridionale.
Nel dopoguerra partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della Riforma Agraria del Sud e in modo particolare della Basilicata.
Sua caratteristica principale in ambito politico è la volontà di coinvolgere la popolazione per la soluzione dei problemi, come dimostra la fondazione dell’Ospedale Civile di Tricarico, nel 1947, realizzato con il contributo economico e umano dei cittadini.
L’arresto scatenò in lui una delusione tanto amara da indurlo ad abbandonare gli incarichi istituzionali, senza però farlo mai disamorare della sua gente.
Tutte le opere di Scotellaro sono strettamente collegate alla società contadina a cui orgogliosamente rivendica di appartenere.
Inizia a pubblicare sulla rivista Botteghe Oscure, dove tra il 1948 e il 1953 escono poesie e racconti.
Gran parte degli scritti e delle composizioni di Scotellaro furono pubblicate postume, anche grazie all’impegno e all’interessamento di Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria, e valsero all’autore lucano diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio e il Premio San Pellegrino, entrambi nel 1954.
L’ambito letterario in cui Scotellaro si dimostrò più prolifico fu la poesia (con oltre un centinaio di composizioni), ma fu autore anche di un romanzo (L’uva puttanella), un’inchiesta (Contadini del sud), un’opera teatrale (Giovani soli) e diversi racconti, raccolti nell’opera “Uno si distrae al bivio”.
Uscito dal carcere, si rende a Venezia per il convegno su “La Resistenza e la cultura in Italia”, dove incontra Amelia Rosselli, figlia di Carlo Rosselli che ammira molto. Una relazione intensa nasce tra i due poeti, che durerà fino alla morte di Scotellaro.
Nello stesso anno accetta la proposta di Manlio Rossi Doria per un incarico all’Osservatorio Agrario di Portici, dove compie ricerche e studi sociologici, oltre ad un’inchiesta sulla cultura e sulle condizioni di vita delle popolazioni del sud per conto della casa editrice Einaudi. Tale inchiesta fu interrotta dalla sua morte improvvisa, il 15 dicembre 1953; stroncato da un infarto, a soli 30 anni.
A Rocco Scotellaro è intitolata una scuola superiore a San Giorgio a Cremano e una strada nel quartiere Pianura di Napoli. Inoltre gli è stato dedicato un “percorso letterario”, allestito a Tricarico dalla locale Pro Loco con una selezione di sue poesie riportate su pannelli lignei, collocati lungo le strade e i vicoli del centro storico, che consentono al visitatore di leggere i componimenti nei luoghi che hanno ispirato l’autore. Il percorso mette in luce i molteplici aspetti della poesia scotellariana, da quello socio-politico a quello sentimentale.