Un cadavere trucidato da una raffica di colpi d’arma da fuoco, accasciato a due passi dalla Twingo bianca dalla quale, Pasquale Manna, l’ultimo camorrista assassinato nell’area orientale di Napoli, era sceso per tentare di sottrarsi alla morte: questa la scena del crimine che si è palesata ai carabinieri, giunti in via vicinale Ravioncello, all’altezza del civico 120, intorno alle 16.30 di giovedì 2 marzo, in seguito ad una segnalazione.
Un agguato avvenuto lungo una strada al confine tra Volla e Ponticelli. Dalle prime ricostruzioni dei carabinieri che indagano sull’omicidio, coordinati dalla Dda di Napoli, Manna, classe 1964, pregiudicato ritenuto elemento di spicco del clan Veneruso-Rea operante a Volla, sarebbe stato sorpreso dai sicari mentre era a bordo della sua auto, nei pressi di un distributore di carburanti a Volla. Malgrado sia stato raggiunto da diversi proiettili, Manna ha tentato una fuga disperata, terminata poco distante dal luogo dell’incipit dell’agguato, sull’asfalto del confinante quartiere Ponticelli.
Dopo i rilievi del caso, i militari hanno dato il via alle indagini, partendo dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona e che potrebbero fornire elementi utili a risalire all’identità dei killer, oltre che a ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato. Diverse perquisizioni sono state poi eseguite, così come è stato sequestrato lo smartphone della vittima e setacciato con l’auspicio che possa fornire informazioni capaci di imprimere una svolta risolutiva alle indagini. Non è da escludere che Manna si trovasse in zona per incontrare qualcuno, un appuntamento-trappola con un filatore o con lo stesso killer che potrebbe avergli teso un tranello. Gli investigatori indagano anche in questa direzione e sperano che il telefono della vittima, in tal senso, possa fornire un contributo prezioso.
Chi ha sparato, aveva intenzione di ucciderlo. Su questo non ci sono dubbi.
Secondo le prime indiscrezioni, una delle piste da seguire per risalire al movente dell’omicidio Manna è quella riconducibile al gasolio di contrabbando, uno dei business illeciti più quotati, soprattutto all’ombra del Vesuvio. Così come comprovano i recenti arresti, scaturiti al culmine di una serie di indagini che hanno consentito di accertare il coinvolgimento di diverse figure apicali del clan Mazzarella nel business delle stazioni di servizio e che avrebbero proiettato i loro affari ben oltre i confini della periferia orientale, arrivando ad accaparrarsi anche un impianto a Fuorigrotta.
In tale ottica, il fatto che l’omicidio di Manna sia avvenuto a tre settimane di distanza dal blitz che ha coinvolto 25 soggetti contigui al clan Mazzarella, molti dei quali proprio coinvolti nel business del gasolio, consegna uno scenario assai suggestivo, soprattutto se le indagini in corso dovessero confermare che il movente sia legato proprio al nuovo traffico illecito assai in voga tra i clan operanti sul territorio.
Manna potrebbe aver approfittato del colpo inflitto ai Mazzarella dal recente blitz per favorire l’ascesa della sua organizzazione, tentando di appropriarsi del business del gasolio?