Forse dovremmo guardare più film di Totò, meno programmi di politica e meno telegiornali. Leggere un bel libro di fiabe, innalzare il nostro pensiero a mondi lontani, sublimi, dove non esistono problemi che un eroe non sia in grado di risolvere. Studiare quello che ci piace, inseguire le nostre passioni, sebbene necessitino di gavette preparatorie. Stare a contatto con i bambini, che ancora possiedono la capacità di far brillare gli occhi per ogni piccola cosa, vista come nuova e piena di meraviglia. Senza rimuginare sui presenti sacrifici, sulla fine del mese lontana, sulle commissioni quotidiane, sul portafogli semivuoto.
Semplicemente fermarci. Respirare. Sforzarci di cercare il cielo, tra i rami degli alberi o i palazzi. C’è sempre, ed è sempre limpido, luminoso, così “dipinto di blu”. Senza nuvole. Illuminato dal sole o dalla luna. Libero, come dovrebbe essere sempre la nostra mente.
Si parte da qui. È tutto un lavoro di testa: basta essere positivi, sorridere più spesso, ascoltare musica e dedicare del tempo a noi stessi, per poter prevenire quel male della depressione e delle malattie mentali che sembrano le “epidemie” di questi anni.
A dare l’allarme sono l’Osservatorio sulla crisi del Policlinico di Milano e l’Osservatorio sull’impiego dei medicinali: hanno rilevato casi di ogni età, ogni professione, soprattutto donne, che fanno uso di farmaci in maniera quasi ossessiva. Prima di arrivare al caso estremo del suicidio, la disperazione degli Italiani è sfogata su fumo, alcool, sostanze stupefacenti e antidepressivi à gogo. Quanto di più sbagliato.
Il 46% della popolazione si reca da uno specialista esitando; il 33% risolve il problema a modo proprio; solo il 21% si reca da un medico o da uno specialista in tempo, quando ancora è possibile prevenire situazioni più gravi.
Il professore ordinario di Psichiatria dell’università di Milano e direttore del dipartimento di Neuroscienze e salute mentale del Policlinico, Carlo Altamura, ha dichiarato: <<L’aggravarsi della crisi finanziaria, la mancanza di sicurezze lavorative e di guadagno determinano esaurimento e stress che sfociano in fragilità già presenti negli individui: in generale hanno spesso aggravato alcune malattie e ne hanno slatentizzato di nuove>>.
Allora facciamoci una passeggiata in un parco, invece di rinchiuderci in casa o in palestra; chiacchieriamo con i nostri amici o con gente specializzata che veramente può aiutare a prevenire problemi di questo genere; prendiamoci quella mezz’oretta a fine giornata per ripercorrere con la mente le cose belle che abbiamo vissuto. Tutto il resto, almeno per un po’ di tempo, può aspettare. Prima la nostra salute, prima la nostra felicità, prima noi… E poi, con serenità, regaleremo il nostro meglio a chi è intorno a noi.
La tranquillità non va cercata fuori.