Si chiude con il “Cabaret Maledetto” la trilogia della talentuosa compagnia che da anni porta in giro per il mondo spettacoli tutt’altro che sonnacchiosi e prevedibili.
Prima un cimitero, poi un ospedale psichiatrico, adesso tocca all’inferno. Dopo “El Circo de Los Horrores” e “Manicomio”, ieri sera, 17 dicembre, ha debuttato a Napoli il “cabaret Maledetto” che allieterà il pubblico del Teatro Palapartnope fino a domenica 20 dicembre.
Dopo Usa e Perù, prima di arrivare in Spagna, il nuovo spettacolo fa scalo in Italia, dove negli ultimi anni ha puntualmente ottenuto un successo eclatante.
Una vecchia e decrepita cattedrale gotica trasformata in cabaret, la dimora del terribile Lucifero, il divoratore di anime: questo lo scenario che accoglie pagliacci travestiti, nani viziosi, depravate madame, demoni, diavolesse, dark, trasformisti, che abitano il nuovo mondo portato in scena con seducente e trasgressiva predisposizione allo stupore, lasciando lo spettatore sbalordito, divertito, strabiliato, estasiato, affascinato e, probabilmente, anche un po’ “contagiato” da quella fascinosa e peccaminosa magia che gronda dal palcoscenico.
Nell’Inferno non esistono regole, né divieti, né restrizioni, né tabù. L’inferno è il Cabaret dei sensi, luogo in cui si scatenano gli istinti più primitivi dell’essere umano, i desideri più nascosti e lussuriosi si dispiegano sfrontatamente. Trasformato in un demoniaco Cabaret, è anche la residenza di Lucifero, l’incarnazione dell’avarizia e della vanità, la personificazione di ogni male. L’uscio è il varco dell’inferno. Il varco del Cabaret Maledetto!
Il Cabaret Maledetto è la perversione e la sregolatezza dei sensi. Popolano questo maliardo luogo, uomini trasformati in famelici demoni divoratori di anime e perfide femmine, meravigliose sanguisughe succhiatrici. La leggenda narra che questo cabaret maledetto fu creato da alcune figure di spicco che, dimenticate dal pubblico e cadute nell’oblio, vittime dei sette peccati capitali, avevano ormai smesso di brillare, ma rinacquero dalle proprie ceneri a patto di vendere l’anima al diavolo. Ecco di nuovo il successo, la fama, gli applausi e il potere, ma a che prezzo? Alla fine bisogna pagare e Lucifero riscuote sempre i suoi debiti.
E, soprattutto, il valore aggiunto che impreziosisce uno spettacolo di per sé eccelso va riscontrata nell’interazione con il pubblico che introduce lo show e funge da “spettacolo nello spettacolo”, intrattenendo ed accogliendo gli spettatori fin dall’ingresso in sala, grazie a scherzi e pantomime inscenate dagli attori, “sguinzagliati” in platea e che per l’intero spettacolo seguita a conferire quel quid in più, in termini di ironia ed imprevedibile improvvisazione, coinvolgendo ignari spettatori in striptease e siparietti di vario genere, sempre molto abili a strappare risate ed applausi.
Ne sa qualcosa Maurizio Casagrande, presente in prima fila per godersi lo spettacolo e, suo malgrado, insieme alla sua compagna, trascinato sul palco da Lucifero che gli ha inferto tre esilaranti penitenze.
E proprio all’amatissimo attore napoletano che, nonostante fosse lì in veste di spettatore, non si è affatto sottratto all’abbraccio di fan ed estimatori, mostrando una gioviale disponibilità, abbiamo chiesto, in virtù del tema che ha dominato l’intera serata, qual è a suo avviso il peccato di cui Napoli non riesce a liberarsi: “I napoletani dovrebbero imparare ad essere meno furbi e più umili. Questo è un popolo molto intelligente, ma spesso su quella che potrebbe essere la nostra vera arma in più tendiamo ad adagiarci ed è un vero peccato, perché se i napoletani imparassero a rimboccarsi le maniche, le cose potrebbero davvero migliorare.”