Un braccio di ferro che si protrae da tempo immemore, quello tra Rom e cittadini locali e che rendeva ancor più irrespirabile l’aria a Scampia, non solo per effetto degli innumerevoli roghi tossici appiccato nei campi, “come la tradizione delle popolazioni rom, impone”.
Il comunicato diramato dall’Asl, il 5 dicembre scorso, documenta le criticità del campo rom di Scampia.
Dopo un sopralluogo a fine novembre «è stata rilevata – si legge nella lettera indirizzata a procura, prefetto, sindaco, vigili urbani e municipalità – una pessima condizione igienico-sanitaria, come più volte segnalato». Per l’Asl la consuetudine di bruciare i materiali potrebbe compromettere la salubrità dell’aria, con probabile danno alla salute dei bambini, del personale della scuola adiacente al campo, degli stessi rom e degli altri residenti vicino all’area in questione.
Stamattina, nel campo nomadi di Scampia, dove vivono tra degrado e promiscuità circa 2 mila rom e nomadi di altre etnie, è stata ufficialmente e materialmente attuata la demolizione delle circa 300 baracche abusive in muratura.
Le ruspe coinvolte nella suddetta operazione sono protette da carabinieri e Polizia Municipale.
Le baracche, da cui si sprigionano roghi tossici, sono diramate lungo una superficie di circa 10 km, tra Scampia e Melito, quindi parliamo di uno dei campi Rom più grandi, popolati e chiacchierati della Campania.