Grazie ad un incredibile lavoro di recupero documenti e di diari inediti, il Premio Nobel per la Letteratura (1997) e non solo, Dario Fo ha potuto regalarci questa storia sconosciuta a molti, ricca di ideali politici e lotta al potere.
Ambientato nella Danimarca del ‘700, il romanzo racconta le vicende di un folle triangolo amoroso avvenuto tra il re “pazzo” Cristiano VII, la sua giovane sposa 15enne Carolina Matilda di Gran Bretagna e l’amante di lei, il medico Johann Friedrich Struensee. Un’ altro personaggio che avrà un ruolo importante nella storia, sarà il figlio del re e della principessa Federico.
In un susseguirsi di eventi imprevedibili il folle re, il medico dagli ideali illuministi con l’appoggio della principessa, decreteranno una serie di riforme impensabili per quell’epoca che daranno inizio alla prima rivoluzione “non violenta”. Tra le varie riforme presentate, troviamo l’abolizione della tortura e dei privilegi della casta, la libertà di stampa e la promozione dell’istruzione e della cultura.
Tutto questo cesserà con un colpo di stato architettato dalla Regina Madre, con la conseguente morte del medico e l’esilio della principessa, ma nonostante l’azione violenta portata dalla Regina, gli ideali di libertà verranno portati avanti dal giovane figlio Federico, una volta salito al trono.
La figura del “pazzo” o del “matto” viene utilizzata spesso da Dario Fo per andare contro l’arroganza del potere e rivelare verità scomode. Anche se ha guadagnato fama nelle vesti di attore, autore, regista, drammaturgo, scenografo scrittore e chi più ne ha più ne metta, a causa del suo anticonformismo, l’impegno civile e politico, l’utilizzo della farsa con satira politica, sociale ed ecclesiastica, Fo si è spesso visto censurare e criticare molte sue opere, aggiudicandosi l’appellativo di “artista scomodo”.
Fece scandalo anche la sua entrata volontaria in giovane età nelle file fasciste, considerato che negli anni ’70 è stato un attivo rappresentante in campo artistico della sinistra italiana. Questa militanza scatenò ulteriori critiche e processi, che durarono circa una decina d’anni.
Nonostante tutto ciò ha realizzato circa 70 lavori – uno dei suoi più grandi successi, la commedia giullaresca in grammalot “Mistero Buffo” del 1968 – ed ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dall’ Università di Wolverhampton (Inghilterra, 1999) insieme alla storica moglie, nonché attrice e collega, Franca Rame; stesso titolo assegnatogli dalla Sorbona (Parigi, 2005), dalla Sapienza (Roma, 2006) e dall’ Università di Foggia, in Filologia Letteratura e Storia (2012).
Questa è solo una piccolissima parte dell’immenso operato del grande Dario Fo, uno dei pochi artisti a tutto tondo, a poter essere denominato tale.
Giulia Caramiello