Maria Dorotea Di Sia, era una giovane 26enne nata a Battipaglia, originaria di Santa Marina, morta in un tragico incidente stradale, a Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani, in Puglia, nel 2014.
Maria Dorotea era in auto con due fratelli biscegliesi di 45 e 28 anni – il più giovane, Pantaleo Mauro D’Addato, era il fidanzato della ragazza – ed un loro amico 26enne, i quattro erano a bordo della stessa auto, un’Audi A6 quando il mezzo si è schiantato contro il pilastro in muratura di una villa in costruzione. Per la ragazza, che si trovava sul sedile anteriore, non c’è stato nulla da fare: è morta sul colpo.
Gli esami effettuati all’ospedale sul conducente dell’auto hanno evidenziato l’assunzione di alcol e cocaina.
Si è spezzata così la vita di Maria Dorotea, studentessa all’accademia delle Belle Arti di Brera a Milano.
Ieri, Pantaleo D’Addato, l’uomo alla guida dell’auto è stato condannato a tre anni di reclusione.
Una pena troppo tenue che non può e non sa alleviare le pene e i tormenti della famiglia della giovane.
Angela Schiralli, gup del Tribunale di Trani, ha ripercorso l’incidente e ricostruito le cause. Il giudice ha respinto la richiesta degli avvocati di D’Addato di non considerare gli esami effettuati all’ospedale sul conducente dell’auto che avevano evidenziato l’assunzione di alcol e cocaina. Superata questa eccezione il gup ha sottolineato l’alta velocità con quale l’auto ha percorso le strade di Bisceglie umide di pioggia. Secondo il gup pur non potendo calcolare l’esatta velocità dell’auto era sicuro che superasse il limite, non consono al traffico e allo stato del manto stradale. Circostanza questa confermata da due testimoni oculari. Inoltre il gup non ha dato attenuanti generiche al D’Addato pur se incensurato. La pena di tre anni per omicidio colposo (con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e revoca della patente) è il frutto del rito abbreviato scelto dall’imputato. Per questo la famiglia Di Sia ha chiesto l’istituzione del reato di omicidio stradale.