Mentre l’attenzione mediatica sul quartiere Ponticelli è interamente riversata sulla discarica a cielo aperto che giace lì dove fino a poco tempo fa esisteva un campo rom, innumerevoli sono i focolai che pongono l’accento su altre problematiche.
La foto che vi proponiamo, infatti, sottolinea il persistere di azioni violente e vandaliche che seguitano non solo a danneggiare cose, ma anche e soprattutto a spaventare le persone.
Il corso di Ponticelli, difatti, al calar del sole, viene descritto dai residenti in zona come una “terra di nessuno” in balia dei “bulli di quartiere” che spadroneggiano in sella ai loro scooter e non solo.
Il problema del rimaneggiato numero di pattuglie delle quali dispongono le forze dell’ordine operanti sul territorio è un aspetto noto a tutti, soprattutto ai ragazzini in erba che ammazzano la noia intraprendendo passatempi socialmente inqualificabili, soprattutto perchè volti a deturpare le fattezze di un quartiere che, tra mille impedimenti e difficoltà, cerca in tutti i modi di osteggiare il degrado.
Che i bus e le pensiline siano annoverati tra i bersagli preferiti dalle baby gang non solo di Ponticelli, ma di diversi quartieri e periferie, è un aspetto ampiamente documentato. Tuttavia, a Ponticelli, questa forma mentis sembra dare luogo ad un atteggiamento quasi di “sfida”, volto a sottolineare una sorta di supremazia della microcriminalità e/o delle aspiranti nuove leve della camorra, lanciando un esplicito messaggio alla cittadinanza e alle istituzioni.
Le pensiline vengono vandalizzate, riparate e ancora vandalizzate. Un braccio di ferro che si proietta verso l’infinito e che ben sintetizza il clima che si respira tra le mura del quartiere.
Non di rado accade che gruppi di giovani, nel cuore della notte, si divertano riversare lungo le strade i sacchetti contenuti nei bidoni della spazzatura, estendendo le loro malefatte fino alle lottizzazione Carafa del vicino comune di Circola, piuttosto che scagliare sassi e pietre contro le finestre degli appartamenti collocati ai piani più bassi.
Alla base di tutto: l’impunità. La consapevolezza che basta nascondersi o scappare quando s’intravede una pattuglia per farla franca.
“E, del resto, pure se dovessero “acchiapparci”, cosa possono farci!?”
È esattamente questa consapevolezza che frantuma i vetri della civiltà, così come inconfutabilmente dimostrano le scene estrapolate dalla realtà che contorna le nostre vite di cittadini impassibili e forse, proprio per questo, anche un po’ responsabilmente complici.