Giuseppe Martinelli è un bambino di appena cinque anni, costretto a vivere in un letto di ospedale, lontano da casa da due anni, incapace di mangiare e persino di respirare senza l’aiuto delle macchine. Queste sono, e saranno per sempre, le condizioni del piccolo Giuseppe, investito due anni fa mentre era in vacanza a Formia.
Come se ciò non bastasse, Giuseppe è anche “ostaggio della burocrazia”, in quanto impossibilitato a lasciare il Bambin Gesù di Roma, perché l’Asl Napoli 2 Nord non ha ancora garantito l’assistenza necessaria ad effettuare la dimissione protetta.
A rendere ancor più drammatica la condizione già terribile di Giuseppe è il fatto che da circa una settimana con lui non può più esserci mamma Melania, ricoverata al Policlinico di Napoli per una gravidanza a rischio
Il padre, Luca, fa quello che gli è possibile; si sposta in continuazione tra Napoli e Roma, ma non può certo abbandonare il lavoro. Il bimbo, che capisce tutto ciò che succede e ha imparato a comunicare battendo le palpebre, ha bisogno di assistenza per tutto. Ogni ora dov’essere girato per evitare che si formino delle piaghe da decubito, ha bisogno di qualcuno che liberi le cannule dai muchi e anche di essere lavato. Facile capire che un minimo di sollievo lo potrebbe trovare solo tornando a casa, in quella cameretta rimasta vuota da due anni.
Per questo i genitori, anche tramite i medici dell’ospedale, già a settembre avevano iniziato a richiedere alla Asl tutto il necessario per organizzare il suo ritorno.
Eppure, allo stato attuale, mancano ancora moltissime cose: è arrivato il letto, ma non il materasso. E soprattutto non vi è certezza in merito alla garanzia in merito all’assistenza necessaria richiesta dai medici. Una battaglia continua e sfiancante, protratta per svariati mesi senza sortire esiti.
«Per muovere qualcosa è servito prima il clamore mediatico – dice amareggiata l’avvocato Martino -, ci è arrivata una nota nella quale l’Asl ci informa di non essere a conoscenza della situazione. Poi però nella stessa nota si legge “che le richieste avanzate dal Bambin Gesù disattendono le normative regionali ”».
Per smuovere una situazione altrimenti bloccata, la famiglia del piccolo Giuseppe a creato la pagina Facebook “Giuseppe torna a casa” per sensibilizzare l’opinione pubblica che, se vuole, quando vuole, sa rivelarsi capace di generare un’onda di forza e solidarietà capace di superare anche le più ostiche avversità.