La scuola: un diritto che dovrebbe essere assicurato ad ogni bambino, un’autentica arma che può rappresentare l’unica forma di tangibile salvezza alla quale ancorare la speranza di un futuro migliore, “diverso”, in certi contesti, in quelle periferie “difficili”, per utilizzare un termine comodo, consueto, ma tutt’altro che esaustivo.
Le case popolari, le case occupate, le case abusive, le case improvvisate, i bassi, le baracche, le roulotte: diversi volti della stessa medaglia, quella che racconta la realtà che contraddistingue le cosiddette “vite segnate”.
Quelle di bambini che nascono già privi di tanti diritti. Non lo sanno, ma, ben presto, imparano a capirlo. In alcuni casi, non lo imparano mai, perché non gli è permesso di andare a scuola e quindi, proprio perché vengono privati del diritto più importante, non potranno mai capirlo.
Altri, invece, proprio perché a scuola ci vanno e sanno carpire l’importanza che quell’opportunità sa scalfire nel loro futuro, crescono più forti di tutto e di tutto.
Più forti degli spari, della droga e della delinquenza, delle regole del clan e degli sfottò dei bulli, dei pregiudizi e dell’ostruzionismo fisico, verbale, ideologico che vuole sbarrare la strada all’istruzione, alla cultura, alla diversità.
Perché fa più paura una bocca che parla bene e che sa assumere le temibili vesti della “voce fuori dal coro” piuttosto che un’ugola sguaiata che urla, minaccia, sbraita, senza sapersi realmente esprimere. E quel senso di silenziosa incomprensione, assume ben presto le temibili vesti della rabbia, soppressa e repressa, e sa tramutarsi facilmente in odio e violenza.
Odio cieco, violenza indomita.
La scuola e i bambini delle periferie “difficili”: un rapporto conflittuale, ostile, complesso.
I numeri lo comprovano.
La perenne presenza di ragazzini lungo quelle strade, tra gli androni dei palazzi, tra i vicoli, in pieno giorno, tutti i giorni, in maniera assai più triste ed attendibile dei numeri, comprova quanto sia attuale la problematica, anche nel terzo millennio, a dispetto dell’evoluzione e della modernità che contraddistingue le vite dei bambini che nascono nei contesti e nelle famiglie che vogliono e sanno assicurargli tutti i diritti.
I carabinieri della stazione ‘quartiere 167’ a Napoli negli ultimi mesi hanno condotto indagini e accertamenti per verificare quanti bambini frequentano le lezioni nelle scuole di Scampia.
Gli accertamenti hanno riguardato 5 istituti del quartiere della periferia Nord di Napoli. Il quartiere stimato essere tra i più “difficili” di quel contesto.
67 genitori sono stati denunciati ai sensi dell’articolo 731 del codice penale per inosservanza dell’obbligo dell’istruzione scolastica.
Dal mese di settembre a oggi, i casi di studenti assenti cronicamente sono risultati 41: ragazzini e bambini nati tra il 2000 e il 2009. 23 minorenni non si sono mai presentati in aula; i restanti invece hanno riportato assenze per periodi di tempo lunghissimi. Qualcuno ha frequentato per una, due settimane o un mese, ma poi da un giorno all’altro non si è più visto. Gli alunni interessati provengono dalla zona e in pochissimi casi anche dai comuni di S.Antimo e Melito. Alcune famiglie delle ‘Vele’ e del campo rom di Secondigliano sono arrivate a non mandare a scuola fino a 4 figli.
Questa la realtà che contraddistingue le vite di “certi bambini” in “certe periferie”.