A Napoli hanno votato il 54,14% dei cittadini, il 6% degli elettori in meno rispetto a 5 anni fa.
La metà più un grappolo dei napoletani ha risposto “presente” alla chiamata alle urne: un dato tutt’altro che capace di consentire a sentimenti e premesse portatrici di ottimismo ed entusiasmo di introdurre una nuova era politica.
Un dato che frena gli entusiasmi e che impone di non lasciare il passo ad ulteriori valutazioni, perché è un dato che decreta una prima, vera e cruciale sconfitta.
A fronte della nutrita fetta di candidati che hanno contraddistinto questa tornata elettorale e che praticamente rendeva impossibile ai napoletani non riconoscere il nome di un amico o parente tra quelli proposti nel fitto elenco delle liste elettorali.
Eppure, Napoli sta a guardare.
I napoletani rimangono scelgono di starsene a braccia conserte e lasciano agli altri lo scomodo, ma doveroso compito di esprimere pensieri, desideri e volontà utili a decidere le sorti politiche ed identitarie della città.
Una percentuale troppo alta di napoletani esprime attraverso l’assenteismo il malcontento, la frustrazione, l’insoddisfazione, la disillusione, la repulsione e soprattutto la sfiducia nei riguardi di una classe politica che a fronte della sfiancante campagna elettorale protrattasi fino agli ultimi secondi utili per arrancare voti, non ha saputo coinvolgere ed entusiasmante la cittadinanza, né insultare negli elettori quel tanto auspicato desiderio di cambiamento.
E questa è una sonora sconfitta per tutti i candidati.
Il caos che ha contraddistinto le votazioni del 5 giugno 2016 è l’altro triste dato destinato ad essere tramandato ai posteri “per non dimenticare”, se realmente si vuole radicare ed inculcare un cambiamento volto a rivoluzionare l’ideologia e la condotta della classe politica e degli aspiranti tali che, invero, dimostrano un’innata predisposizione verso “le vecchie abitudini”. Brogli e brutture rilevati da più parti e in ogni dove nei seggi delle varie municipalità lo comprovano.
Napoli urla in silenzio rassegnazione, disfattismo, resa, sfiducia, disillusione, stanchezza, remissione.
Questo il dato più allarmante: la mancata voglia di aver voce in capitolo, l’incapacità di impugnare scheda e matita per dare il proprio contributo a cambiare il volto della città e scrivere una nuova pagina di storia. O, quantomeno, provare a farlo.
Uno stato d’animo che trova nella meticolosa lentezza che ha contraddistinto lo spoglio dei voti la sua istantanea più fedele ed esaustiva: gente impreparata, presa alla sprovvista che improvvisa un’operazione che merita, esige ed invoca serietà, attenzione, preparazione e maestria, per non lasciare spazio a dubbi, anomalie, errori.
I napoletani dormono, non hanno fatto altro per tutto il giorno, nei seggi la strada da percorrere per giungere ai verdetti è ancora lunga.
“Adda passà a nuttata”: esclamava un napoletano vero.
E per Napoli anche questa nottata passerà…