Non si sedano le polemiche e i dibattiti in merito a quanto accaduto nel centro di accoglienza per migranti della litoranea di Giugliano nel napoletano, dove un extracomunitario 25enne, dopo aver chiesto spiegazioni in merito ad un documento ad una volontaria 62enne del centro, ha chiuso la porta per poi abbassarsi i pantaloni, mostrandole i genitali fino a quando, anche grazie all’arrivo di altre persone, la donna è riuscita ad allontanarsi, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine. Così per un migrante nigeriano di 25 anni è scattato l’arresto a cui seguirà l’espulsione.
Dapprima, si era diffusa l’erronea notizia che in quella stanza si fosse consumato un sequestro di persona e una violenza sessuale; una versione galvanizzata dalle affermazioni degli esponenti politici che da sempre manifestano poca tolleranza verso la presenza dei migranti nel nostro Paese, capeggiati da Matteo Salvini.
Il mix di azioni e reazioni innescato da questo stato di cose è prevedibilmente esplosivo.
Il centro di accoglienza di Varcaturo, dove sono ospitate circa 90 persone, provenienti da diversi Paesi e definite tutte tranquille, non hai fatto registrare momenti di tensione o episodi di violenza di nessun genere.
Una quiete alterata irreversibilmente e che rilancia il tema dell’integrazione, oltre ai problemi legati alla presenza massiccia di extracomunitari nelle città italiane.
Stranieri-estranei, “facce scure” recepiti come scomodi invasori che ci “rubano” il lavoro e depredano le casse dello Stato di soldi e benefit che potrebbero far comodo soprattutto ai cittadini italiani che versano in condizioni disagiate. Questo lo stato d’animo più condiviso dalla cittadinanza, oltre che quello più pompato dai media nazionali.
A nulla è valsa la testimonianza diretta dell’operatrice protagonista della vicenda. L’opinione pubblica e la stampa chiedono a gran voce “la testa” del malfattore. Il giovane era arrivato nella struttura a settembre scorso ed è sempre stato abbastanza tranquillo. Uno dei tanti migranti che vivono in zona sono soprattutto giovani in fuga dalla fame, emigrati nella speranza di avere un futuro migliore, diventato “celebre” in seguito a quanto accaduto in quella stanza.