Napoli, 21 maggio 1991 – Questa vicenda che ha portato alla morte di una vittima innocente è legata ad una storia di camorra dei Quartieri Spagnoli, quella che portò alla strage del Venerdì Santo il 29 marzo 1991, quando un commando appartenente alla frangia “ribelle” uccide tre affiliati ai Mariano e ne ferisce cinque. Il giorno dopo arriva la risposta dei “Picuozzi”, a Porta Nolana, dove i killer inviati da Ciro Mariano cercano di ammazzare tre scissionisti sparando tra la folla. Nel tentativo di sventare l’agguato, viene gravemente ferito il poliziotto Salvatore D’Addario, che morirà due giorni dopo in ospedale. A lui, si aggiunge un’altra vittima innocente della guerra dei vicoli: il comandante di marina in pensione Vincenzo Ummarino, ucciso per errore durante una sparatoria.
La pioggia di proiettili esplosa nel Far West dei Quartieri Spagnoli, in pieno pomeriggio, miete una vittima innocente. Un passante. Un colpo alla nuca riduce in fin di vita Vincenzo Gertrude Ummarino, 64 anni, comandante in pensione dell’Achille Lauro.
Le condizioni del pensionato sono disperate: in vico Sergente Maggiore, sul luogo dell’agguato, l’uomo ha aspettato per quindici minuti un soccorso. A terra sono rimaste lunghe tracce di sangue, una scatola con una borsa in pelle da donna che aveva appena acquistato e alcune monete scivolate dalla tasca.
Sono trascorse da poco le 16,30 nei Quartieri spagnoli. Prima di morire, la vittima resta sotto osservazione nel reparto di rianimazione del Cardarelli. Ha perso materia cerebrale, dicono i medici. La sua vita è legata ad un filo. I killer erano in tre, alla vista di polizia e carabinieri si sono liberati della pistola e hanno cercato la fuga: ma sono stati inseguiti e bloccati.
In manette è finito il braccio armato del clan di Ciro Mariano: Salvatore Frattini di 33 anni, Rosario Ugon di 23, e Giovanni Matarrese, di 22.