Nata a Mantova nel 1997, pratica questa disciplina fin da quando aveva 7 anni, fa parte delle Fiamme oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato: questo il ritratto di Lucia Boari, l’atleta che regala la prima medaglia nella storia italiana all’arco femminile.
Dopo la gara si è commossa vedendo in collegamento video la fidanzata e ha fatto coming out: “Lei è Sanne, la mia ragazza”.
“Svegliatemi, perché questo è un sogno e non ci credo ancora”, è il suo primo commento. “Per le donne del nostro movimento questa medaglia conta tantissimo, perché apre un percorso faticoso. Non potevo chiedere di meglio dopo che a Rio la medaglia a squadre era sfumata per poco”.
Lucilla non è la prima atleta olimpica a raccontare il suo amore per una donna. Rachele Bruni prese l’argento della 10 chilometri di nuoto di fondo nella baia di Rio e lo dedicò a “Diletta, contro ogni pregiudizio”. Accanto a lei la compagna di vita e i genitori. “Non credo di avere coraggio, e non mi curo del pensiero degli altri”, aggiunse. In quella stessa Olimpiade, Lucilla Boari si adirò per un altro tipo di discriminazione, quando al quarto posto della squadra qualcuno parlò di ‘medaglia di cartone’ delle azzurre “cicciottelle”, quasi a confrontarlo con l’atletismo spinto delle altre campionesse. E Lucilla decise di non parlar più con i giornalisti per protesta. A distanza di cinque anni, l’atleta mantovana, semplicemente salutando la donna che ama, ha compiuto un altro importante gesto verso quella parità di diritti da riconoscere al mondo Lgbt che seguita ad essere un tema caldo, caldissimo.